Il FEMMINILE come facoltà dello spirito,
Emilia Barbato
Il FEMMINILE come facoltà dello spirito,
Mi tagliano in due il fiume e la luna
e la notte mi cola come sangue dalla bocca.
Un tempo ero una, un tempo ero una!
Non sapevo così selvagge le rocce.
Arrivavo con le orbite piene di fiori,
il vento azzurro indosso.
Cantò la terra feconda: «Tu non muori!».
Suonava la mia carne sulla lira d’ossa.
Mentre cadevo, come in un sogno d’asce, ecco, la luna
e il fiume mi tagliavano in due. Ripeto:
Un tempo ero una, un tempo ero una!
La parte con la testa me la prendo
e la cullo adagio.
Sono qui che aspetto – come ho aspettato un anno dopo l’altro – / che mi neghino / il diritto alla poesia, a un’arancia, / fors’anche alla condizione di essere umano / la mia identità –sempre più incerta […] alla fine / i dinieghi che mi assediano / definiscono la mia stessa persona /proprio come il lanciatore di coltelli / ricava la sagoma perfetta della vittima / dai coltelli lasciati sul fondale […]”.
La luce del giorno
Io sogno un mattino ideale. Un mattino che porto trepido
nel cuore
Da tanti anni.
Quanti anni? Secoli.
Non ricordo chi me l’ha descritto ma sento ancora la sua
voce tenera
come il mattino.
… E il sole nasceva dietro i monti e l’aria si tingeva di
rosa e tutte le cose palpitavano nel risveglio…
Oh, se potessi vedere, se potessi sentire!
Il mio mattino è triste: mi attende la fabbrica con le sue
luci elettriche accese in eterno.
La vita – è il solo modo
In mano, le mie porcellane
Gloria al tuo corpo
Commiato
(Locvizza, il 2 ottobre 1916)
IL GRANDE SOFFIO
Tempesta sedata
Solo nel ritorno si attua la nostra attesa più urgente: sapere cosa ci è veramente accaduto, cosa avveniva dietro le quinte di ciò che abbiamo visto, nel fondo assoluto che sostiene la nostra esperienza. Ascoltare questa rivelazione diventa il compito e, nello stesso tempo, il fondamento della parola poetica. Di quali luoghi possiamo parlare se non di quelli che abbiamo conosciuto e che ci hanno conosciuto? Tutto il resto è turismo, new age, esperimento. Perché lo sperimentalismo ci appare così fatuo? Perché è legato alla curiosità e all’ingordigia. È legato a uno sguardo che non è riconoscente per quanto ha avuto: sguardo libertino, nel senso della vita estetica di Kierkegaard. Per noi che non ci stanchiamo mai di interrogarci, è improsciugabile l’acqua di ieri, per noi che conosciamo l’avventura della permanenza.
Molto spesso cominciamo in un deserto.
Tanti anni fa, scrivevo che la poesia è una mano tesa nel buio, in attesa che uno sconosciuto la stringa. Oggi non so se ho ancora quella fiducia. La poesia mi appare sempre il canto dell’universo, il punto più alto in cui arriva una civiltà, e nello stesso tempo il più misconosciuto a tradito. I sogni a occhi aperti dei poeti disegnano il mondo, ma poi altri li imbarbariscono e li rovinano. La poesia è energia spirituale che si cala nel linguaggio immettendovi una musica inaudita. Preserva per noi gli antichi dei e tutto ciò che è ancora sacro nel mondo. È irriducibile, ribelle, o almeno io così la amo ora».
A un privilegiato
La morte dei poeti
In matematica non sono brava.
La cosa più importante
IMPRESSIONI D’OTTOBRE
(...se le lacrime aiutano a continuare, la risata è una delle migliori medicine...)
La strada del nostro cuore è coperta d'ombra.