mercoledì 31 agosto 2022

Una poesia di Antonia Pozzi, "Domani"




DOMANI
Se chiudo gli occhi a pensare
quale sarà il mio domani,
vedo una larga strada che sale
dal cuore d'una città sconosciuta
verso gli alberi alti
d'un antico giardino.
Sole, sole violento
e in fondo
le ombrelle nere dei pini
che macchiano l'azzurro.
S'agita nella strada
una folla d'ignoti passanti:
ma nessuno mi guarda,
nessuno mi chiede
di me,
del mio pianto,
di tutto il pianto
che fu versato
quando dovetti lasciare
il mio paese lontano.
Oggi io cammino
senza piangere più
e non m'importa, non m'importa
che l'anima non abbia nulla di suo,
nemmeno più il dolore:
oggi tutta la vita
mi pulsa nel palmo d'una mano,
mi trema in cima alle dita
che serrano teneramente
la manina della mia creatura.
Oh bimbo, bimbo mio non nato,
la tua mamma non sa
che viso avrai,
ma la tua manina la sente
per ogni sua vena
leggera
come un piccolo fiore senza peso.
La mamma oggi è venuta
a prenderti alla scuola
(da così pochi giorni ci vai!
ancora, la mattina,
quando resti là solo,
fai con la bocca un po' di mestolino);
la mamma oggi è venuta
a prenderti all'uscita
ed ora si ritorna a casa insieme,
adagio,
per non stancare
le tue gambine corte.
Vedi, piccolo: bisogna che saliamo
tutta questa lunga strada.
Quando saremo in cima,
entreremo nel vecchio giardino,
sotto gli alberi neri neri;
lo traverseremo tutto;
usciremo dal piccolo cancello
in fondo all'ultimo viale:
fuori,
sul ciglio del primo prato,
c'è la nostra casa.
Bambino, quando saremo giunti
alla nostra casa,
dopo tanto salire,
io ti solleverò alto da terra,
ti metterò nelle braccia
di chi è lassù ad aspettare,
gli dirò: Vedi,
vedi che cosa ti ho portato?
E l'anima,
donato il suo ultimo dono,
resterà nuda e povera
come la spiga vuota.
Ma tu, tu, creatura,
nelle piccole mani porterai,
fiore della rinuncia mia,
tesoro di tutti gli umani,
una speranza di Bene.
Milano, 27 marzo 1931

Una poesia di Andrea Bajani

 


mercoledì 24 agosto 2022

Inedito mio. Agosto 22.



Chi altri poteva ideare
uno splendore maggiore?
La cui vocazione é restare,
persino nel secco abitare:
guarda, guarda le foglie
ad agosto - del girasole!



venerdì 19 agosto 2022

Una poesia di Marco Righetti

Hai visto l'edera?
Non scala più
la sua parete di cielo
e anch'io non aderisco più a te
ma ad un riserbo che è ormai silenzio
E' primavera e mi passerai fra le dita
come il vento fra i rami
come le parole che ci diciamo
e si spengono subito
ricordo: ci bastava entrare insieme
nel chiarore di uno sguardo
restiamo con pezzi di vita scoperti
qualcuno potrà medicarli?
Siamo aghi di brina
fiori di neve improvvisa
che ha smarrito la stagione.


Marco Righetti