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Miriam Bruni
mercoledì 13 marzo 2024
Gustavo Adolfo Rol
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Vito Mancuso - L'attenzione
L’attenzione crea una specie di vuoto dentro di noi. Sono attento, cioΓ¨ mi svuoto, e quindi divengo capace di vero ascolto. Sono in grado di ricevere perchΓ© ho messo a tacere le mie voci interiori, ho spento la mia mente, o meglio, un certo tipo di mente, quella della continua e incontrollata proliferazione di pensieri paragonabile a una radio sempre accesa, e ne accendo un’altra, la mente luminosa dell’attenzione, e la rivolgo a chi sta parlando, o sta suonando, o su chi altro mi si trovi davanti, e divengo completamente ricettivo. E cosΓ¬ facendo coltivo la mia interioritΓ , la ripulisco, la nutro.
Il filosofo Edmund Husserl parlava dell’attenzione come di un raggio: il «raggio dell’attenzione».
L’accostamento dell’attenzione alla luce apre al significato spirituale di tale virtΓΉ, su cui Simone Weil ha scritto cose bellissime. Nei suoi Quaderni scrive: «L’amore soprannaturale e la preghiera non sono altro che la forma piΓΉ alta di attenzione»; «L’attenzione estrema Γ¨ ciΓ² che nell’uomo costituisce la facoltΓ creatrice, e non c’Γ¨ attenzione estrema se non religiosa»; «L’occhio dell’anima Γ¨ l’attenzione»; «Dio Γ¨ l’attenzione senza distrazione».
ph Miriam Bruni
sabato 9 marzo 2024
sabato 2 marzo 2024
Da Resurrezione, di Lev Tolstoy
“Allegre erano le piante, e gli uccelli, e gli insetti, ed i bambini. Ma gli uomini, i grandi, gli adulti, non la smettevano di ingannare e tormentare se stessi e gli altri. Gli uomini ritenevano che sacro e importante non fosse quel mattino di primavera, non quella bellezza del mondo di Dio, data per il bene di tutte le creature, la bellezza che dispone alla pace, alla concordia e all'amore, ma sacro e importante fosse quello che loro stessi avevano inventato per dominarsi l'un l'altro.”
sabato 17 febbraio 2024
Una poesia di Livia de Stefani: "Torno torno alla cisterna"
i rumori della piazza sono ramarri
che si rincorrono al sole. I passi
uno spiover di ghiaie dalle dita del giorno.
Io sono l'acqua, cielo disteso per le grondaie
in un buco di terra, acqua ridotta ad un vitreo
cerchio di buio, a immota pupilla fra nere
ciglia di capelvenere, io contemplo
lo spazio che mi separa dall'azzurro del giorno,
il giorno in transito sul ferro del mio coperchio.
Talvolta lo sollevano fanciulli
in cerca dell'eco di parole e allora i passanti,
teste mozze di passanti talvolta si sporgono
a contemplare quaggiΓΉ, giΓΉ in fondo
alla gola di capelvenere il liscio mio volto
ove posa l'azzurro, rovesciato.
Livia de Stefani