lunedì 31 agosto 2020

Antonia Pozzi, Preghiera

Signore, tu lo senti

ch'io non ho voce più
per ridire
il tuo canto segreto.
Signore, tu lo vedi
ch'io non ho occhi più
per i tuoi cieli, per le nuvole tue
consolatrici.
Signore, per tutto il mio pianto,
ridammi una stilla di Te
ch'io riviva.
Perchè tu sai, Signore,
che in un tempo lontano
anch'io tenni nel cuore
tutto un lago, un gran lago,
specchio di Te.
Ma tutta l'acqua mi fu bevuta,
o Dio,
ed ora dentro il cuore
ho una caverna vuota,
cieca di Te.
Signore, per tutto il mio pianto,
ridammi una stilla di Te,
ch'io riviva"

"Preghiera" di Antonia Pozzi, ottobre 1932.

Celebrazione del quotidiano, Colette Nys Mazure

Non sono la ripetizione dei gesti e delle parole, l'allucinante successione delle stagioni a logorarci, ma la nostra assenza lungo il cammino, la mancata presenza al miracolo continuo.
Bisogna forse essersi sentiti smarriti, a causa di una guerra, di una catastrofe pubblica o privata, di una malattia, d'un esilio, bisogna forse esser stati svezzati dal nutrimento quotidiano, da questo accordo, per capirne il valore?
Sarà questione di natura, di propensione innata per la felicità l'essere qui, ora, il non sprecare nulla?



Adriana Zarri - il poeta è ponte

Il poeta è ponte tra l’Assoluto e il tempo:
non può tradire Iddio parlando,
non può tradire l’uomo tacendo;
il risultato è un’espressione tutta particolare
che non è più discorso umano
e non è ancora Verbo assoluto e silenzioso.



Robert Frost

 

Una poesia inizia come un nodo alla gola, un senso di sbagliato,

una nostalgia di casa, un mal d'amore.



ROBERT FROST

Miriam Bruni - Dio è verde


Sta al lato opposto

del vegetare

- il Vegetale.

Con una grazia

che è tutta

tutta da ammirare



Silvia Bre

    

Se il nostro luogo è dove

il silenzioso guardarsi delle cose

ha bisogno di noi

dire non è sapere, è l’altra via,

tutta fatale, d’essere.

Questa la geografia.

Si sta così nel mondo

pensosi avventurieri dell’umano,

si è la forma

che si forma ciecamente

nel suo dire di sé

per vocazione.


da "La fine di quest’arte"



Altro sangue

C’è della grazia in voi che mi guardate
di cui so fare a meno.
Tra voi nessuno mi potrà salvare.
E non importa quello che vi dico,
ciò che dico davvero non si sente.
Lo sentite questo funebre annuncio
Che mi tiene presente?
Lo capite chi sono?
Io mi castigo in me con queste frecce.
Sono la direzione.
La voce mi reclama al mio tormento
e io rispondo, continuamente sveglio
mi lascio disperare e sogno il sonno
e grido per chi si va perdendo
un grido acuto
che subito si piega per un verso.
Dormire almeno,
dormite voi per me,
voi che potete.


Vivere e scrivere me stessa.... (J.Haddad)





 Vivere e scrivere me stessa senza compromessi,

senza lasciarmi comprare, senza accordi sottobanco.

Vivere e scrivere me stessa senza veli: nuda

come una poesia appena scaturita dal ventre.



Pierluigi Cappello


piegato sulle pagine da scrivere
con una calma assira da scriba
senz’altra direzione che il dolore,
un giardino che filiazioni
e filiazioni, un’umanità tutta intera
ha finito per attraversare;
le poche carte, e questi occhi
lo specchio immobile dell’iride
screziato dall’ombra delle foglie;
stare cosí, senza distanza
tra il tempo e il tempo
la mano e la mano
senza memoria
come una disperazione
o un’infanzia.

giovedì 27 agosto 2020

What is poetry...(Jefferson)

 “La grande poesia racchiude ed esprime il tutto. Il suo compito è contenere un mondo intero, all’istante, fisico e sensuale, dell’intelletto e dello spirito, della fantasia, in un’unica appassionata formula. La scienza tende a scomporre le cose per scoprirle; seziona, analizza. La poesia invece mette le cose insieme, facendo scoperte egualmente valide e allo stesso tempo creando”




R. Jefferson

mercoledì 19 agosto 2020

Mario Benedetti, Difendere l'allegria

 Difendere l’allegria come una trincea

difenderla dallo scandalo e dalla routine
dalla miseria e dai miserabili
dalle assenze transitorie
e da quelle definitive
difendere l’allegria come un principio
difenderla dallo sbalordimento e dagli incubi
dai neutrali e dai neutroni
dalle dolci infamie
e dalle gravi diagnosi
difendere l’allegria come una bandiera
difenderla dal fulmine e dalla malinconia
dagli ingenui e dalle canaglie
dalla retorica e dagli arresti cardiaci
dalle endemie e dalle accademie
difendere l’allegria come un destino
difenderla dal fuoco e dai pompieri
dai suicidi e dagli omicidi
dalle vacanze e dalla fatica
dall’obbligo di essere allegri
difendere l’allegria come una certezza
difenderla dall’ossido e dal sudiciume
dalla famosa patina del tempo
dalla rugiada e dall’opportunismo
dai prosseneti della risata
difendere l’allegria come un diritto
difenderla da Dio e dall’inverno
dalle maiuscole e dalla morte
dai cognomi e dalle pene
dal caso
e anche dall’allegria.
(Mario Benedetti - “Difesa dell’allegria”)
Immagine: Illustrazione di Elina Ellis
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sabato 15 agosto 2020

Anna Salvini

Vento di terra

   …ma tutto cessa,
resta la quiete – perché sono sorelle
bufera e quiete, e l’una all’altra si lega.
Bianca Dorato

Guardarsi indietro, quando tutto sarà
passato, sentirsi vivi con nostalgia
addosso ancora le energie improvvise
prima dell’affondo, la forza, il vigore
delle braccia, la stessa grazia
con la quale si medicava l’alba

verrà una trasparenza dopo la distrazione

un nuovo sguardo sopra ogni cicatrice
e ciò che ci era oscuro apparirà
nel suo splendore: nel taglio della terra
il compimento dell’inverno, un universo
in pace col silenzio, il vento che fa spazio
lì dove spoglia e scioglie ogni livore.



Espianti

Quale altra alternativa se non vita
anche fuori pagina, a farsi largo
tra gli inganni e il niente
in fuga da ogni luogo inospitale
o in disparte per rinascere
nella polpa del sogno
fuori dai viali e dai cieli
da tutte le mani e le sere

estirpata ad ogni precedente dolore
per un nonnulla è ancora vita, un giro
d’ombra sul muro per un nuovo
smarrimento, un volto
da stringere con la tenerezza
di chi conosce la fine.




Cosa rimane

dopo tutto questo freddo
le ferite deposte con le armi
un mite cedere degli argini, dopo
che abbiamo usato l’acqua
la terra, ogni singolo prato
il fuoco e la cenere

le abbiamo provate davvero tutte

scommettendo anche
su quanta forza, ancora, avesse
il cuore

e quanto spazio

quale profondità ci aspettava
noi che saremmo scese
fino all’altra parte del mondo
attraverso il sangue e tutto
il necessario per illuminare
ogni stella buia.

Silvia Secco, Unisci i palmi delle mani

 Unisci i palmi delle mani,

ficca questa lode nel mio sterno.
Spaccami la gabbia, allarga
guarda la mia polpa tenera del cuore:
il frutto madido - decubito del mondo -
il covatoio dove io lo trattengo. L'oro,
l’oro del mondo è azzurro dentro l’aria
- scivola -
Tutto ciò che posso fare è scriverlo.

Ornella Spagnuolo, Grande è la tua misericordia

 Grande è la tua misericordia

Quando al suono dei miei passi scalzi
Mi sollevi
Non brucia più la delusione tra le mie palpebre
Mentre la città brucia ed è già Ferragosto.
Vorrei essere una sorella suora
Una che non deve più riaprire la sua anima
Sconquassata già dai tanti oltraggi dei pellegrini
Che non hanno lasciato nemmeno un'offerta
Un obolo, niente di niente.
E quando il mondo suona musiche mi sento
Ancora più protetta
Perché grande è la tua misericordia
Anche se non so suonare né amare.
Solo questo mi resta: scrivere.
Scrivere parole che non sono poesia
Adagiare il mio spirito
E regalarlo agli altri
Perché questa è la mia prostituzione.
Anche se vorrei scomparire
Anche se vorrei non essere
Né per gli altri, né per me stessa
Oppure finire in mezzo al mare
Trasportata dalle onde
In mezzo alla musica del tuo abbraccio.
Smarrita.
Io, pellegrina del non essere
Modesta padrona
Dei miei no e dei miei sì.

lunedì 3 agosto 2020

Rilke - noi dobbiamo accogliere...

Noi dobbiamo accogliere la nostra esistenza quanto più ampiamente ci riesce; tutto, anche l'inaudito, deve essere ivi possibile. E' questo in fondo il solo coraggio che a noi si richieda: il coraggio di fronte all'esperienza più strana, più prodigiosa e inesplicabile che si possa incontrare[...]. Solo chi è disposto a tutto, chi non esclude nulla, neanche la cosa più enigmatica, vivrà la relazione con un altro come qualcosa di vivente e attingerà sino al fondo la sua propria esistenza


.

(R.M.Rilke, Lettere a un giovane poeta)