lunedì 22 maggio 2023

Una poesia di Davide Rondoni: "Quanto sono stato lontano da te"

 



ph Miriam Bruni


Quanto sono stato lontano da te
come se dovessi consumare
con tutte le forze
l’amore che mi hai dato
e in tutti i viaggi
e baci e parole cercare stremato il fondo
di quel che mi hai donato

Non c'è posto del mondo, non c'è delirio
che non abbia il tuo sorriso, il tuo martirio,
ma non hai reso dominio la tua femminile vastità
Sei divenuta il silenzio alto della valle
mia madre, albero fiorito alle mie spalle


Davide Rondoni

sabato 20 maggio 2023

Tre poesie di Ezio Falcomer


                                                      ph Roberto Cerè



E poi raccoglimi,
nelle pieghe del tempo,
sul letto del grande fiume,
nella cesta di me neonato.
Fammi passare il muro
degli uccelli vagabondi,
del gemito d'amore dei fiori fradici
e pressati.
Raccogli tutta quanta la mia paura.
Stai accanto a me, magari per sempre,
dove il sempre si parifica all'istante,
dove il bacio e la carezza
sbiadiscono la solitudine,

anche solo per finta, per gioco.


Questa sera termina nell'azzurro.

E va bene così, sono felice:
di non sapere che succede domani,
di avere un hangar di catorci
e vite disusate.
E va bene così, sono inesperto.
Non so come guardare il sole.
Come guarire dal passato.
Come fermarmi a un bicchiere.
Ascolto la poesia
delle cose dimesse e scolorite.
Sto galleggiando sempre più a riva
del grande fiume, sempre più ai margini.
La febbre si sta spegnendo,
la sete.
Ed è bellissimo.




I giorni più belli sono quelli che ho immaginato,
quelli spesi nell'attesa di altro dall'oggi,
nell'attesa che finisse la prigionia del dolore.
I giorni più belli sono quelli trascorsi nel nulla,
quelli adagiati nel cuore della follia.
I giorni più belli sono nel futuro di cui sono privo,
quelli che non esistono che nell'universo parallelo,
quelli passati di fronte a un video o a una pagina,
quelli passati in sogno, nelle notti irraggiungibili.


(da "Luna comica")

"Concentrati sul cromosoma celeste" di MIRIAM BRUNI - una Nota di Angela Caccia




                                                     ph Miriam Bruni




Sono consapevole del rischio che corro: una raccolta composta esclusivamente di poesie-preghiere potrebbe allontanare una certa tipologia di lettori, ma il mio scrivere e poetare segue un filo d’oro (direbbe Daniel Lumera) di cui ho deciso di fidarmi, pur senza vederne le estremità. Gli ho dato accoglienza e ascolto fin da ragazza, come rispondendo a una vocazione trasmessami sul blu del mare e del cielo, dove nulla puoi verificare un attimo dopo che venti o nubi vi abbiano scritto arcani messaggi. […]

Il luogo dell’individuo è la società, ma il luogo della persona è un intimo spazio, scriveva Maria Zambrano in “Persona y Democracia”.

 

Da questo luogo vi parlo.

Buon viaggio nel mio viaggio

 f.to L’autrice: Miriam Bruni


    Sono state queste parole a convincermi e scrivere sul nuovo libro della Bruni, Concentrati sul cromosoma celeste - le poesie e la sua poetica, del resto, le apprezzo da tempo. Parole che hanno solleticato dubbi e persuasioni – anch’io cattolica e anch’io in preghiera, sono credente, in parte, nella cifra indicata da Mons. Bruno Forte “il credente è un ateo che ogni giorno si sforza di cominciare a credere” e, in parte, nella personale rettifica della stessa citazione “il credente è un ateo che ogni giorno si convince e, allora, ri-comincia a credere”. Lo sforzo a cui richiama Mons. Forte sarà la fatica di mettere da parte la razionalità e acconsentire e concedersi di riconoscere verità anche nell’inspiegabile.

È quello che ha fatto Miriam Bruni in questo luminoso libro di umanità e fede, due connotati inscindibili per chi osa, trema e abbraccia il proprio “io credo”.

 

Tutto, Signore, ti offro

 

Tutto, Signore, ti offro

di questa scacchiera

 impazzita: le ore,

 la derelizione,

 e queste mie forti paure.

 Tutto, Signore, ti apro

 dentro il mio liquido cuore,

 che smuove, che sugge,

 che vuole – senza sapere

 per quanto o sin dove...!

   E che sia una libro di preghiere – non importa se di lode, invocazione o ringraziamento – non è tanto l’autrice ad affermarlo, ma la sostanza di ogni lirica: la tendenza a vuotare l’anima, fare spazio interiore per riempiersi di Lui

 

Pastore buono

 

Sono piena

di esigenze inascoltate,

di bisogni insoddisfatti,

e ferite mal curate.

 

Che farò dunque, Signore?

Dimmi la Via, dammi l’Amore!


 “Tutto è grazia” vorrei cantare,

di ciò che ho essere lieta;

di ciò che manca

scriver poesie.

 

E sempre lodarti,

Gesù – sempre seguirti:

Pastore buono;

 

difficile e dolce maestro,

e mite come nessuno...!

   Tenerissimo questo grido sottovoce dove non si distingue più il poeta dal fervido credente: versi che rispecchiano appieno le parole del monaco cristiano statunitense Tomas Merton  Il poeta entra in se stesso per creare. Il contemplativo entra in Dio per essere creato

 Vicino a Te

 

Stendersi qui,

vicino a te,

costole a terra.

Puoi appoggiarlo – il piede –

sul mio collo.

Sui capelli tagliati dopo anni.

Lo so, cammini scalzo,

ma è che di Te mi fido e amo il tuo polso,

la caviglia, e quel tuo muoverti nel mondo.

E il saio

cucito da tua madre

con infinita dedizione.

Ricoprimi, Yeshua, di quelle vesti di pura Luce

che mostrasti sul Tabor. Riposami,

ti prego,

solleva per un poco la mia croce,

bisbigliami l’amore

    Si dice che la poesia “non preghi” ma faccia pregare, eppure Miriam – si avverte! -ha saputo esaltare il poeta – esplicitato al massimo della potenza – e, nel contempo, non penalizzare il suo permanere in preghiera: ne è scaturita un’armonia luccicante. E concludo con Merton: Se scrivi per Dio, potrai giungere a molti e recare loro gioia. Se scrivi per gli uomini, puoi mettere insieme un po’ di soldi, puoi dare un po’ di gioia a qualcuno e fare, per qualche tempo, rumore nel mondo.

Se scrivi solo per te stesso, puoi leggere quanto hai scritto e dopo dieci minuti ne sarai tanto disgustato da desiderare di essere morto.

Questo libro, che ha già strada alle sue spalle, è ben conscio del cammino che lo attende, della tanta gioia da consegnare.

Una poesia e un pensiero di Franca Mancinelli

 

Un colpo di fucile
e torni a respirare. Muso a terra,
senza sangue sparso.
Cose guardate con la coda
di un occhio che frana
mentre l’altro è già sommerso, e tutto
si allontana. Gli alberi
si piegano su un fianco
perdono la voce in ogni foglia
che impara dagli uccelli
e per pochi istanti vola.

Franca Mancinelli


                                                  ph Miriam Bruni



Chiudere gli occhi non è infatti soltanto allontanarsi dalla realtà, ma è anche la possibilità di entrarvi attraverso uno sguardo più profondo, come per esempio quello che si apre nella meditazione, uno sguardo capace di vedere le «luminescenze» e di «attraversare l’immagine», ossia di vedere le connessioni che uniscono tutta la materia. Nella parte centrale di questo libro, una breve sequenza è poi dedicata a Lucia, santa protettrice della vista, che ho conosciuto attraverso i suoi numerosi ritratti e che è diventata per me, in particolare grazie alla pala di Lorenzo Lotto conservata a Jesi, l’emblema di una forza originaria e inerme che resiste a ogni forma di violenza, proprio come la luce su questo pianeta.