Ultimo atto(gioco di parole)
Vieni
E’ aperta la porta
al suono distante dei passi
Tu temi alla soglia il dolore,
io tremo pensando al fragore
che accese di voglie non nostre
Vieni
A noi spetta la pace, non fuoco
ma brace, sassi nel cuore
Ci piace ormai spegner parole,
fa poco rumore l’amore che tace.
Omaggio a Jaques Lacan
(gioco di parole)
Sarà che son rinata da uno schianto
ho dentro me il ricordo (o meglio il vanto)
di quando mezza morta in “quel” reparto
guardavo fuori (io dentro il blu cobalto
di un mio maglione caldo a collo alto)
il mondo che muoveva inutilmente
le vite intere (agli occhi della gente)
non più il mio simulacro precedente
(un “abito” dismesso nel presente)
Di me ogni vita, in morte, era sospesa
non c’era meta a cui non fossi arresa
soltanto la mia mente (“l’impotente”)
amava specular tra il tutto e il niente
e il nulla sono stata io a sperare
potere, con impegno, diventare
Non sono mai tornata quel che ero
di niente son rinata, quest’io spero
e se vi prende un senso d’importanza
indosso il mio maglione e quella stanza:
mi basta a immaginare tutto il mondo
lui dentro, io fuori (so che vi confondo)
gridando a tutti “lo disse Lacan:
re che si crede re bene non sta!’
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