venerdì 17 novembre 2023

La pace secondo José Tolentino Mendonça


È dentro di noi che la pace comincia. Questa pace che nasce dalla riconciliazione con le nostre ferite interiori, ascoltando la nostra vita interiore invece di ignorarla, dando spazio e dignità alle dimensioni più vulnerabili del nostro essere, riconoscendo con umiltà la frustrazione, la violenza e l’aggressività che risiedono anche in noi. Questa pace che nasce dalla capacità di trasformare le nostre quotidiane armi di guerra in vomeri, come ci insegna il profeta. Questa pace che fa vivere fianco a fianco il lupo e l’agnello, e fa pascolare nello stesso campo il leoncello e il vitellino. Questa pace che non troviamo prefabbricata in nessun luogo, ma che s’intesse come un lento lavoro d’artigiano, intrecciando con sapienza fili diversissimi, rispettando l’unicità di ciascuno e, allo stesso tempo, scoprendo il significato profondo della convivialità.
José Tolentino Mendonça

lunedì 16 ottobre 2023

Una poesia di Valerio Gallerati


 Oggi

Nel bel mezzo del volo più prezioso,
più in alto di quanto non sia normale,
io stavo, gongolando, ad ascoltare
un'eco di ricordo delizioso.
Allora percepii quel rarefarsi
e stringersi, la gola attorno al nodo
l'ossigeno di colpo consumarsi
e la tua assenza farsi, acuto chiodo.
I miei polmoni, ormai trafitti a morte,
implorano soltanto un tuo respiro,
ma le mie ali, ancora troppo corte,
mi tolgono l'appoggio per il volo.

V.G.
Settembre 2002

giovedì 12 ottobre 2023

Una poesia di Montale: "Noi non sappiamo"

 

Noi non sappiamo quale sortiremo
domani, oscuro o lieto;
forse il nostro cammino
a non tocche radure ci addurrà
dove mormori  eterna l'acqua di giovinezza;
o sarà forse un discendere
fino al vallo estremo,
nel buio, perso il ricordo del mattino.
Ancora terre straniere
forse, ci accoglieranno: smarriremo 
la memoria del sole, dalla mente
ci cadrà il tintinnare delle rime.
Oh la favola onde s'esprime
la nostra vita, repente
si cangerà nella cupa storia che non si racconta!
Pur di una cosa ci affidi,
padre, e questa è: che un poco del tuo dono 
sia passato per sempre nelle sillabe
che rechiamo con noi, api ronzanti.
Lontani andremo e serberemo un'eco
della tua voce, come si ricorda
del sole l'erba grigia
nelle corti scurite, tra le case.
E un giorno queste parole senza rumore
che teco educammo, nutrite
di stanchezze e di silenzi,
parranno a un fraterno cuore
sapide di sale greco.

Eugenio Montale 

mercoledì 4 ottobre 2023

Una poesia di Gabriele Galloni: "Il vento fra i rami sottili"



Il vento fra i rami sottili
D’autunno non lascia speranze.
Un fruscio continuo e la notte
Discende pian piano, pian piano…
Si spegne la luce. I cortili
Di via Ventimiglia son vuoti.
Un qualche geranio, le rotte
Canzoni a singhiozzi, lontano.


venerdì 22 settembre 2023

Una poesia di Cristina Bove


Fu la sillabazione delle ore
a riciclare tra tegami e piatti
i libri letti  – costolature verdeoro –
e dieci sguardi famigliari
a condannare da un balcone  il volo
della ragazza ch’era carta straccia.
La cucina una pista di rullaggio
in effetti ci volle per l’abbrivio
solo uno schiaffo dato in piena faccia
e l’asfalto fu un campo d’atterraggio.

Tanto ci volle a ricapitolare
diciott’anni per dire che la gente
viveva di conformità mortali.

Se avessero taciuto quelle bocche
di farisei
di sepolcri imbiancati__ disse un tale
che poi ci regalò questa cultura
di sproporzioni ignobili
(ne paghiamo ogni voce)
e l’assistenza che le fu negata.
E ancora adesso
cosa interessa a chi nel calderone
rimesta tutto ciò che cuoce?

Dicono taci, dicono sei viva
ma che ne sanno gli animi di pietra
di quanto sia ostinato quel momento
che sempre e sempre si ripete__che
ti sveglia da cent’anni in piena notte
e
malgrado accorgimenti d’ogni sorta
malgrado meraviglie
torna malefico e puntuale
ed ogni volta
vorresti essere uscita vittoriosa
come dal cancro e da tanti altri mali
mentre quel salto là,
quello strappo dai propri stessi piedi

non lo potranno mai capire i vivi. 

lunedì 11 settembre 2023

Di Alida Airaghi: Intercettare dio

 

Intercettare dio,
il dio della pazienza e del conforto,
il dio che aspetta, e sa, e non ha fretta;
fermo nella potenza,
a sé risorto; visibile
in una chiara, arresa
trasparenza. Così arpionarlo,
con dita scorticate
tremanti, innamorate:
pretesa indifferibile
dopo una vita avara.

 

Alida Airaghi




Una poesia di Yves Bonnefoy: "La luce profonda ha bisogno"



                                        ph Roberto Cerè


 La luce profonda ha bisogno per apparire

D'una terra sfinita e spezzata dalla notte.

E' d'un legno tenebroso che la fiamma s'esalta.

Occorre alla stessa parola una materia,

Una riva inerte al di là d'ogni canto.

Dovrai varcare la morte perché tu viva,

La più pura presenza è un sangue versato.


  Yves Bonnefoy

domenica 3 settembre 2023

Una poesia di Andrea Casoli: "E riempimi"


E RIEMPIMI

E svuotami del tempo che non passa,
delle parole dolci andate a male,
del freddo che mi brucia e che s'ammassa
e sale dentro le ossa e ci risale.
E svuotami commossa di un tardivo
rimorso terminale,
dei sogni fatti senza uno speciale
racconto di un amore ancora vivo.
E svuotami del tempo improduttivo,
del cielo che nasconde le tue stelle,
del vento che raccoglie ma non spazza,
del nero che mi stanca e non rilassa,
di tutta la mia pelle.
E riempimi i minuti di un ribelle
cammino tra le nuvole ed i venti.
E riempimi la vita che m'inventi
di un bacio intenso e lento come un mare,
che attende sempre un'onda a continuare.
E riempimi il futuro del passato
di un bacio un po' più lungo, interminato.

Una poesia di Sergio Daniele Donati: "Finale"




Mi circonda il dolore

della materia violata
dalle mani dell'uomo,
il fallimento del sogno
- al risveglio -
l'illusione che la parola
possa trasformare il vortice
nel ventre in inchiostri rari.
Alcuni dicono "belli"
i tratti che scrivo,
ma, se vedessero
quanto è rugosa la mano
che tiene il pennino,
capirebbero sin dai polmoni
che la parola è sacra
solo quando è taciuta.
L'anima, se esiste,
nasce e muore prigioniera
d'un desiderio mai esaudito.
Io oggi ho abbandonato
il mio ultimo taccuino
su una panchina milanese.
Lo raccolga il vento
come io le scaglie
di ciò che ho cercato d'essere
per non morire.

sabato 26 agosto 2023

Una poesia di Cecilia Meireles



SPIEGAZIONE

Cecilia Meireles (1901-1964)
Trad. Emilio Capaccio
Il pensiero è triste; l’amore, insufficiente;
e voglio sempre di più da ciò che viene dai miracoli.
Lascio che la terra mi sostenga:
conservo il resto per dopo.
Dio non mi parla — e so che mi conosce.
Agli antichi venti ho dato le lacrime che avevo.
La stella sorge, la stella cade…
— Aspetto la mia venuta.
(Navigo nella memoria
senza argini.
Qualcuno narra la mia storia
e qualcuno uccide i personaggi.)
*
EXPLICAÇÃO
O pensamento é triste; o amor, insuficiente;
e eu quero sempre mais do que vem nos milagres.
Deixo que a terra me sustente:
guardo o resto para mais tarde.
Deus não fala comigo — e eu sei que me conhece.
A antigos ventos dei as lágrimas que tinha.
A estrela sobe, a estrela desce …
— espero a minha própria vinda.
(Navego pela memória
sem margens.
Alguém conta a minha história
e alguém mata os personagens.)

venerdì 25 agosto 2023

Una poesia di Elena Milani


Ascolto questo peso che spreme,

ma solo nòccioli aspri 

e scorza ruvida ho fra le mani,

è  un concentrato avvolto su se stesso 

che preme il tappo chiuso, 

un tempo che sfianca e sfilaccia i nervi 

l'energia vorace mi centrifuga,

prosciuga senz'aria lo straccio, 

è  battito esagerato di un cuore stanco,

la parola è  rumore, 

la luce è  un prisma accecante, 

la festa, un'orgia di confusione, 

è  un apice nel giro della ruota,  

un mantice che esagera, 

meglio strisciare sotto il filo spinato 

che arrampicarsi e scavalcare, 

meglio fingersi morti

a tutte le prove di resistenza, 

stare ignorati per scavallare 

questa luce che brucia gli occhi.


Elena Milani

domenica 6 agosto 2023

Una poesia di Annalisa Mercurio

 

Come se avessimo avuto
un numero di parole
un contratto a termine tra
le nostre corde vocali.
Abbiamo sprecato tutto
imprecando, sporcando di
pece boccioli di myosotis.
Avessimo centellinato
le spine avremmo ancora qualche
'ti amo' vivo tra lingua e denti
un'altra mano da giocare.
Schiena a schiena stiamo fissando
le ultime otto parole in calce
su quella parete sbiadire.

Una poesia di Serena Vestene

 

San Giorgio

Considero corpo
quel tuo capitarmi di fianco
quando salpa la mente al tuo cielo
e piano salgo la china ai giorni
vissuti altrove, schizzi impazziti
inzuppati di nero, e mi guidi lo sguardo
fino ai tuoi piedi di marmo
mentre guardo distante
un tuo tocco di campane
sospirare tra i rovi.
E quel tuo coricarti mai stanco
considero corpo,
cullato nello sbadiglio del sole
e del verde disteso di vigne,
con le pietre indifese
custodite alle rose,
e i giganti soffioni là sotto,
tra i campi.
Considero corpo quel tuo caricarti
il peso degli anni
come barba d'anziani
cresciuta nel muschio
sulla terrazza giù in piazza
e l'appannata vista del lago
e le rughe del vento
a raccontare della dea Lualda
i canti scolpiti.
Considero corpo
quel tuo capovolgermi gli intenti
se rifugiarmi lì dai brulicanti centri
vuol dire ravvivarmi il mormorio dei versi
nell'inchiostro intinto nel tuo chiostro
ai piedi della pieve.
Colori notturni, aria di neve
in un presepe di case, sei
presenza accesa, mi sei
preziosa a preservarmi umana
nella notte che cala.

martedì 25 luglio 2023

Una poesia di Giorgia Monti


                                                                      ph Miriam Bruni


Tu non puoi sapere

L'ultima volta che
sono arrivata fin qui
ho fatto arido il pensarti
l'innesto già secco
Ora la strada è un cratere
dove si annidano lucertole
l'arte di vivere
tra una sponda e l'altra
Io ricordo ogni mio singolo passo
la formula magica
quel voltare le spalle all'aria
Adesso
tu cavalchi solo la tua parabola

mercoledì 12 luglio 2023

Una poesia di Emanuela Sica

 



…si appartiene alla poesia
senza briglie e senza pudore
si diventa carne che si fa parola
respiro che inarca ispirazione
mani a setacciare cuori di lucciole
in petti cavi come ulivi secolari
magma d’albe e tramonti
che cola veloce in gola
sacro e profano insieme
sodale e nemico degli anni
diafani e neri.
Ma se così non fosse
se non si è soggiogati
dal ventre alle tempie
da questa forza ancestrale
padrona dell’abbondanza
che rinnega carestie di pensieri
bensì dall’apparenza di un verbo
slargato sfilacciato e sterile
siamo acerbi fruitori delle meraviglie
che diventano inutili scenografie
mute.

René Char: "Il poeta"





ph Miriam Bruni



Il poeta:

                        custode degli
                          infiniti volti
                          di tutto ciò
                            che vive.





 

sabato 8 luglio 2023

Una poesia di Annawrite Annamaria Major


 ph Miriam Bruni


Tu mi dai parole
e ci parliamo da oceani diversi
L’acqua con cui risalgo piani
di amarezze per allestire un circo
per tutta quella gente che ride
pagliacci e topi ballerini
Vorrei dirti
non apparteniamo mai solidamente
a ciò che passa nel liquido
sentire di un momento oppure a un luogo
e quando cade il trapezista in diretta
si rimane increduli
Come i seni della donna cannone
Quanto vale il mio nome in fila indiana
sulla tua bocca quando lo pronunci
Di tanto in tanto la vita e il
tempo ci sorprendono
ci spaccano spartendosi le ossa
Nessuno sa se si può essere amati
semmai una poesia ti parlerà di me

giovedì 6 luglio 2023

Due poesie di Carmela Laratta


Sono quella sbagliata
-l' imperfetta-
che non sa nulla del sogno,
del suo approdo,
da quale zolla di oriente ci saluti
e in quale stanza orchestri il suo candore;
quella che rude solleva il mento, e sfida,
digrigna i gomiti spingendo le fratture
di tanta inconsapevole fiacchezza
in sforzi con il verso contromano,
e poi cancella il tuo nome,
l' ignominia
di un dissentire sdrucito e monocorde
che ci ancorò a fiori di cristallo
coi prati che pulsavano di vita
e costringeva il mare in un bicchiere
da mettere in cornice sul comò.
E scalpitavo, io.
Non avevo scampo.
Finché quel vaso ruzzolando
mi sfiní
tra le Porziuncole crudeli del buongiorno
e per difendere la libertà del buio
cedetti la rivolta alla poesia.




Non rattristarti

se ho spento le candele
verso le ragnatele dell' inerzia
perché la vita mi è caduta addosso
con la sua lingua impunita, menzognera.
Non ho dimenticato l' antefatto,
il cantico dei cantici, la forma
dell' amor tuo quando fiorí silenzi,
occhi insaziati e mandorli d' inverno,
- e fu per questo che inventammo nicchie -
Che ora stia sospesa, è poca cosa.
Sono picciolo di foglia. Una mestizia
sul volto risoluto del mio sogno.
- Ci dondolo, pensando di cadere -


giovedì 22 giugno 2023

Quanto costa vivere Così. Miriam Bruni a Granarolo

3 poesie di Antonia Pozzi

 



Trittico, di Miriam Bruni



Ninfee

Anch’io non ho radici
che leghino la mia
vita – alla terra –
anch’io cresco dal fondo
di un lago – colmo
di pianto.



Quadro
I miei pensieri somigliano stasera
a quest’acqua bambina
che corre a passettini d’argento
dietro tutte le barche.
L’ombra del promontorio,
sul bianco mare,
- bassa nota rauca
in questa sviolinata crepuscolare -
ha il colore abbrunato di un rimorso;
ma, sulla punta,
- nitido come uno squillo battagliero -
l’ansito del faro palpita,
anelando al largo.




Radici
Gronda di neve disciolta
la casa. Trasale
l’anima al tonfo delle gocce fitte.
Così sfacendosi
dolorano le cose.
Ma lontano,
oltre i veli del sole e gli insicuri riflessi,
oltre il trascolorare delle ore,
vive un esiguo mondo
d’erba e di terra.
Radici
profonde nel grembo di un monte
a Primavera votate
si celano.
E conosco
io sola
il nome d’ogni fiore
che fiorirà,
la luce ed il pezzo di zolla
in cui prima riappaia la tenera
esistenza delle foglie.
Radici
profonde nel grembo di un monte
conservano un sepolto segreto
di origini –
e quello per cui mi riapro
stelo
di pallide certezze.


Antonia Pozzi

martedì 20 giugno 2023

Una Poesia di Mariangela Gualtieri



                              
                                                                                                                                    ph Miriam Bruni


Non sono capace, amore, di farti un canto.
Tu sei tutto di spine e di fuoco
e mi tieni lontana dal tuo cuore
pericoloso. Io non so bastarti alla gioia
e così poco così poco mi pare
t’incanto, sollevo quell’ombra scontrosa
che tu sei tutto d’amaro e furore
tu sei in urto e sperdimento
mio velocista, mio primatista del cuore
mio barbarico ragazzo di vento
mio torrente furioso
arrivi alla mia acqua quieta
con onde e sonagli e pepite d’oro.
Vecchio fiume saremo un bel giorno io e te,
io acqua e tu moto, io sponda e tu vento,
io pioggia e tu lampo,
io pesce e tu guizzo d’argento
io luna riflessa, tu cielo tu spada
d’Orione, tu tutto l’amore umano
che tento che tento
d’amarti per bene
mio grembo splendenza.
E tu prendimi
portami con te
come un incendio
nelle tue abitudini.

lunedì 12 giugno 2023

Una poesia di Gesualdo Bufalino




                                                                                       ph Miriam Bruni


Più lontano mi sei, più Ti risento

farmiti dentro il cuore

sangue, grido, tumore,

e crescermi sul petto.

Più sei lontano e più Ti porto addosso,

fra l’abito e la carne,

contrabbando cattivo,

volpe rubata che mi mangia il petto.


Gesualdo Bufalino


lunedì 22 maggio 2023

Una poesia di Davide Rondoni: "Quanto sono stato lontano da te"

 



ph Miriam Bruni


Quanto sono stato lontano da te
come se dovessi consumare
con tutte le forze
l’amore che mi hai dato
e in tutti i viaggi
e baci e parole cercare stremato il fondo
di quel che mi hai donato

Non c'è posto del mondo, non c'è delirio
che non abbia il tuo sorriso, il tuo martirio,
ma non hai reso dominio la tua femminile vastità
Sei divenuta il silenzio alto della valle
mia madre, albero fiorito alle mie spalle


Davide Rondoni

sabato 20 maggio 2023

Tre poesie di Ezio Falcomer


                                                      ph Roberto Cerè



E poi raccoglimi,
nelle pieghe del tempo,
sul letto del grande fiume,
nella cesta di me neonato.
Fammi passare il muro
degli uccelli vagabondi,
del gemito d'amore dei fiori fradici
e pressati.
Raccogli tutta quanta la mia paura.
Stai accanto a me, magari per sempre,
dove il sempre si parifica all'istante,
dove il bacio e la carezza
sbiadiscono la solitudine,

anche solo per finta, per gioco.


Questa sera termina nell'azzurro.

E va bene così, sono felice:
di non sapere che succede domani,
di avere un hangar di catorci
e vite disusate.
E va bene così, sono inesperto.
Non so come guardare il sole.
Come guarire dal passato.
Come fermarmi a un bicchiere.
Ascolto la poesia
delle cose dimesse e scolorite.
Sto galleggiando sempre più a riva
del grande fiume, sempre più ai margini.
La febbre si sta spegnendo,
la sete.
Ed è bellissimo.




I giorni più belli sono quelli che ho immaginato,
quelli spesi nell'attesa di altro dall'oggi,
nell'attesa che finisse la prigionia del dolore.
I giorni più belli sono quelli trascorsi nel nulla,
quelli adagiati nel cuore della follia.
I giorni più belli sono nel futuro di cui sono privo,
quelli che non esistono che nell'universo parallelo,
quelli passati di fronte a un video o a una pagina,
quelli passati in sogno, nelle notti irraggiungibili.


(da "Luna comica")

"Concentrati sul cromosoma celeste" di MIRIAM BRUNI - una Nota di Angela Caccia




                                                     ph Miriam Bruni




Sono consapevole del rischio che corro: una raccolta composta esclusivamente di poesie-preghiere potrebbe allontanare una certa tipologia di lettori, ma il mio scrivere e poetare segue un filo d’oro (direbbe Daniel Lumera) di cui ho deciso di fidarmi, pur senza vederne le estremità. Gli ho dato accoglienza e ascolto fin da ragazza, come rispondendo a una vocazione trasmessami sul blu del mare e del cielo, dove nulla puoi verificare un attimo dopo che venti o nubi vi abbiano scritto arcani messaggi. […]

Il luogo dell’individuo è la società, ma il luogo della persona è un intimo spazio, scriveva Maria Zambrano in “Persona y Democracia”.

 

Da questo luogo vi parlo.

Buon viaggio nel mio viaggio

 f.to L’autrice: Miriam Bruni


    Sono state queste parole a convincermi e scrivere sul nuovo libro della Bruni, Concentrati sul cromosoma celeste - le poesie e la sua poetica, del resto, le apprezzo da tempo. Parole che hanno solleticato dubbi e persuasioni – anch’io cattolica e anch’io in preghiera, sono credente, in parte, nella cifra indicata da Mons. Bruno Forte “il credente è un ateo che ogni giorno si sforza di cominciare a credere” e, in parte, nella personale rettifica della stessa citazione “il credente è un ateo che ogni giorno si convince e, allora, ri-comincia a credere”. Lo sforzo a cui richiama Mons. Forte sarà la fatica di mettere da parte la razionalità e acconsentire e concedersi di riconoscere verità anche nell’inspiegabile.

È quello che ha fatto Miriam Bruni in questo luminoso libro di umanità e fede, due connotati inscindibili per chi osa, trema e abbraccia il proprio “io credo”.

 

Tutto, Signore, ti offro

 

Tutto, Signore, ti offro

di questa scacchiera

 impazzita: le ore,

 la derelizione,

 e queste mie forti paure.

 Tutto, Signore, ti apro

 dentro il mio liquido cuore,

 che smuove, che sugge,

 che vuole – senza sapere

 per quanto o sin dove...!

   E che sia una libro di preghiere – non importa se di lode, invocazione o ringraziamento – non è tanto l’autrice ad affermarlo, ma la sostanza di ogni lirica: la tendenza a vuotare l’anima, fare spazio interiore per riempiersi di Lui

 

Pastore buono

 

Sono piena

di esigenze inascoltate,

di bisogni insoddisfatti,

e ferite mal curate.

 

Che farò dunque, Signore?

Dimmi la Via, dammi l’Amore!


 “Tutto è grazia” vorrei cantare,

di ciò che ho essere lieta;

di ciò che manca

scriver poesie.

 

E sempre lodarti,

Gesù – sempre seguirti:

Pastore buono;

 

difficile e dolce maestro,

e mite come nessuno...!

   Tenerissimo questo grido sottovoce dove non si distingue più il poeta dal fervido credente: versi che rispecchiano appieno le parole del monaco cristiano statunitense Tomas Merton  Il poeta entra in se stesso per creare. Il contemplativo entra in Dio per essere creato

 Vicino a Te

 

Stendersi qui,

vicino a te,

costole a terra.

Puoi appoggiarlo – il piede –

sul mio collo.

Sui capelli tagliati dopo anni.

Lo so, cammini scalzo,

ma è che di Te mi fido e amo il tuo polso,

la caviglia, e quel tuo muoverti nel mondo.

E il saio

cucito da tua madre

con infinita dedizione.

Ricoprimi, Yeshua, di quelle vesti di pura Luce

che mostrasti sul Tabor. Riposami,

ti prego,

solleva per un poco la mia croce,

bisbigliami l’amore

    Si dice che la poesia “non preghi” ma faccia pregare, eppure Miriam – si avverte! -ha saputo esaltare il poeta – esplicitato al massimo della potenza – e, nel contempo, non penalizzare il suo permanere in preghiera: ne è scaturita un’armonia luccicante. E concludo con Merton: Se scrivi per Dio, potrai giungere a molti e recare loro gioia. Se scrivi per gli uomini, puoi mettere insieme un po’ di soldi, puoi dare un po’ di gioia a qualcuno e fare, per qualche tempo, rumore nel mondo.

Se scrivi solo per te stesso, puoi leggere quanto hai scritto e dopo dieci minuti ne sarai tanto disgustato da desiderare di essere morto.

Questo libro, che ha già strada alle sue spalle, è ben conscio del cammino che lo attende, della tanta gioia da consegnare.