ph Roberto Cerè
E poi raccoglimi,
nelle pieghe del tempo,
sul letto del grande fiume,
nella cesta di me neonato.
Fammi passare il muro
del gemito d'amore dei fiori fradici
e pressati.
Raccogli tutta quanta la mia paura.
Stai accanto a me, magari per sempre,
dove il sempre si parifica all'istante,
dove il bacio e la carezza
sbiadiscono la solitudine,
anche solo per finta, per gioco.
Questa sera termina nell'azzurro.
E va bene così, sono felice:
di non sapere che succede domani,
di avere un hangar di catorci
e vite disusate.
Non so come guardare il sole.
Come guarire dal passato.
Come fermarmi a un bicchiere.
Ascolto la poesia
delle cose dimesse e scolorite.
Sto galleggiando sempre più a riva
del grande fiume, sempre più ai margini.
La febbre si sta spegnendo,
la sete.
Ed è bellissimo.
I giorni più belli sono quelli che ho immaginato,
quelli spesi nell'attesa di altro dall'oggi,
nell'attesa che finisse la prigionia del dolore.
I giorni più belli sono quelli trascorsi nel nulla,
quelli adagiati nel cuore della follia.
quelli che non esistono che nell'universo parallelo,
quelli passati di fronte a un video o a una pagina,
quelli passati in sogno, nelle notti irraggiungibili.
(da "Luna comica")
Nessun commento:
Posta un commento