domenica 6 agosto 2023

Una poesia di Serena Vestene

 

San Giorgio

Considero corpo
quel tuo capitarmi di fianco
quando salpa la mente al tuo cielo
e piano salgo la china ai giorni
vissuti altrove, schizzi impazziti
inzuppati di nero, e mi guidi lo sguardo
fino ai tuoi piedi di marmo
mentre guardo distante
un tuo tocco di campane
sospirare tra i rovi.
E quel tuo coricarti mai stanco
considero corpo,
cullato nello sbadiglio del sole
e del verde disteso di vigne,
con le pietre indifese
custodite alle rose,
e i giganti soffioni là sotto,
tra i campi.
Considero corpo quel tuo caricarti
il peso degli anni
come barba d'anziani
cresciuta nel muschio
sulla terrazza giù in piazza
e l'appannata vista del lago
e le rughe del vento
a raccontare della dea Lualda
i canti scolpiti.
Considero corpo
quel tuo capovolgermi gli intenti
se rifugiarmi lì dai brulicanti centri
vuol dire ravvivarmi il mormorio dei versi
nell'inchiostro intinto nel tuo chiostro
ai piedi della pieve.
Colori notturni, aria di neve
in un presepe di case, sei
presenza accesa, mi sei
preziosa a preservarmi umana
nella notte che cala.

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