giovedì 20 novembre 2025
la storia di coraggio e amore di Elisabetta Marino
lunedì 29 settembre 2025
"Ho spiato l'amore", di Gianluca Emiliani
lunedì 8 settembre 2025
Riccardo Muti, sulla cultura...
Se togliamo ai nostri figli la possibilità di avvicinarsi all’arte, alla poesia, alla bellezza, in una sola parola alla cultura, siamo destinati a un futuro di gente superficiale e pericolosa.
domenica 7 settembre 2025
"Ostrica perlifera", di Margherita Guidacci
Ph Miriam Bruni
Dio mi ha chiamata ad arricchire il mondo
Testamento, di M.L. Spaziani
Testamento
sabato 6 settembre 2025
Cecília Meireles tradotta da Emilio Capaccio
ÊXTASE
venerdì 5 settembre 2025
Anaide Beiriz tradotta da Emilio Capaccio
Anaíde Beiriz (1905-1930)
NȂO! EU NȂO HEI DE CHORAR
lunedì 1 settembre 2025
Un brano di Umberto Galimberti sull'intelligenza
"...La mimetizzazione dell’intelligenza è quindi una grande virtù: la virtù degli insegnanti che non sfoggiano tutto il loro sapere, ma solo quello che può essere recepito e nelle forme in cui può essere recepito; la virtù degli psicoanalisti che, pur individuando dopo due sedute di che cosa soffre il paziente, attendono molte sedute affinché il paziente pervenga da sé alla sua verità; la virtù dei genitori che, pur avendo presenti le capacità che i figli potrebbero tradurre in professioni, attendono che i figli le riconoscano da soli, sorreggendo i loro percorsi con piccoli accenni quando i figli sono nella condizione di recepirli; la virtù dei politici che hanno il polso del paese reale e non solo degli obiettivi che vogliono perseguire, indipendentemente dal consenso o dal dissenso opportunamente valutato; ma direi anche la virtù delle veline, alcune delle quali hanno senz’altro significative capacità intellettuali, che però, dato il contesto, non è il caso di esibire in un concorso di bellezza, dove l’attenzione è tutta concentrata sulle misure e le forme del corpo. La mimetizzazione dell’intelligenza è la virtù delle persone veramente intelligenti, che sanno coniugare la verità con la comprensione della verità, per la quale sono disposti a rinunciare all’esibizione di sé per la cura dell’altro e la comprensione delle modalità con cui l’altro può capire quanto si va dicendo. All’intelligenza che sa mimetizzarsi compete quella virtù che possiamo chiamare altruismo, qui inteso non come “buonismo”, ma come percezione di ciò che è altro da me, perché consapevole che gli altri, con le loro obiezioni anche grossolane, possono costituire uno stimolo a un ulteriore ricercare e intendere e trovare. Dimensioni, queste, tutte impedite alle intelligenze narcisistiche che, non percependo nulla dell’altro, del suo livello di comprensione e del valore delle sue obiezioni (che i narcisisti scambiano per attacchi), irrigidiscono la loro intelligenza, facendola diventare sempre più dogmatica, e alla fine arida e fossilizzata, perché non dialogica e non recettiva di quanto gli altri e il mondo hanno ancora da insegnare..."
Sono radicata dove devo morire, una poesia di Margherita Guidacci
Il mio cuore appartiene
A coloro che lo divoreranno,
E so che stanno venendo.
Ho sobbalzato
Anche per una piuma fluttuante nell'aria,
Non sapendo quale sarà il loro segno.
Credo di udire i loro passi:
La notte e il vento sono pieni di passi.
O forse avranno ali
E piomberanno su me come un falco,
O arderanno dal suolo come fiamma,
O balzeranno dal mio stesso cuore.
Così sto in ascolto.
Non so dove volgermi.
Sono radicata dove devo morire.
Sono un albero marcato di rosso
Perché l'ascia lo riconosca;
Un albero marcato nel bosco
Che sarà traversato da una strada,
E odo l'ascia che canta
Una canzone di morte intorno a me,
Si avvicina pesante come il passo di un ubriaco,
Il battito di un folle cuore o di un folle tamburo.
Trovo che queste parole nate dall'estro di Margherita Guidacci per esprimere l'angoscia del ricco Epulone della parabola evangelica, possano oggi interpretare invece i sentimenti e i singhiozzi, il costante allarme e l'angoscia di morte che sta soffocando i poveri palestinesi.................
Poesia Guidacci - Foto Bruni
ph Miriam Bruni
All'eterno
Come onde la tua riva tocchiamo;
Ogni istante è confine tra l'incontro e l'addio.
Dal nostro mare in te fuggire, nel nostro mare fuggirti:
Non altro è di noi labili il destino.
Né tregua mai ci è data, anche se amore
Od altra arcana ansia più lontano ci spinse
Sulle tue sabbie, in vista delle torri
Della superba tua città. Ché ancora
Indietro ci trascina il nostro peso
Nel mutevole abisso -
Siamo di nuovo desiderio e lamento.
(da Paglia e polvere)
Il dolore...secondo Isabella Bignozzi
ll dolore è sempre degno, materia candida. Castità ultima di tutti i corpi: proni alla pena, alla piaga, alla sete. Ma le zone d’ombra di ciò che si è patito, dove si ferma il cuore – che weilianamente duole, perché attendeva il bene – vanno taciute. Il male si estingue nell’inazione che potenzia l’interiorità, aggrappati ai propri frammenti d’innocenza.
Fare del cuore un sepolcro del mancato, dove il dolore è lasciato libero di scavare, finché non sia terminato il tripudio del crollo in ogni sua gloria: quello è il punto geometrico, puramente spirituale, che dell’umana bassezza fa dimora inerte, in contemplazione immobile. Senza volere, senza sapere, l’anima arresa, contrita di sé, che non biasima, ma si lascia divaricare dalla sofferenza avuta in sorte, non nutrendo rabbia, non desiderando reciprocità di abuso, in minima parte redime e svincola chiunque altro.
E non rinnega il suo sgomento Gesù, nell’abbandono (Mt 27, 46; Mar 15, 34): dichiara il bisogno. Sitio, ho sete. Continuare a chiedere il bene, senza timore di essere inesauditi, derisi, umiliati. Di fronte al male del mondo: presenza ridanciana, acefala, che strattona i viventi gli uni contro gli altri nel moto meccanico, nella cosa grezza. Chiunque dia la propria materia nobile in pasto alla pochezza, o pratichi la prevaricazione, l’umiliazione: chiunque in tal modo degradi sé stesso degrada ogni suo simile, inchiodando Cristo sulla croce, incessantemente.
Isabella Bignozzi
sabato 30 agosto 2025
Anne Hébert tradotta da Maura Baldini
Anne Hébert
Andare per dirupi
di fatica
Senza fine
Senza riprendere fiato
Impigliata nei suoi capelli
Come dentro ciuffi
di febbre
Il cuore in avanscoperta
Tutto nudo nel suo collo
Spillato come un folle uccello.
Vecchio caveau di famiglia
Sventrato
Gabbia di betulla bianca
Fracassata
Gioco del domino
Interrotto
Morbido petto crepato
Fracasso d'avorio a mezza voce
Contro il nostro orecchio pieno
di sabbia
Blu del cielo
Grande grido della luce
sopra di noi.
mercoledì 27 agosto 2025
Supervielle tradotto da Emilio Capaccio
giovedì 21 agosto 2025
M.C. Gonzales tradotta da Emio Capaccio
Boris Calderon tradotto da Emilio Capaccio
Boris Calderón (1934-1962)
NESSUN SUONO DEL DELIRIO FANTASMA
Sulla poesia...Gisella Blanco
In un momento storico così complesso, in cui non ci sono punti di riferimento fermi, né culturali né spirituali e, per avventura, tale lacuna non fa nemmeno più tanta paura (anzi, forse, potrebbe perfino avere i suoi aspetti positivi, soprattutto dopo il Novecento e il suo portato storico), ho sempre creduto che la poesia possa essere un lume.
mercoledì 20 agosto 2025
Una poesia di Virginia Farina
A cosa serve amore mio questa parola
lunedì 4 agosto 2025
Una poesia di Ester Guglielmino: "Regalami dei fiori"
Da "Comprensione", di Roberto Assagioli
Rinunciamo definitivamente al miraggio di soluzioni comode, spicciative e infallibili degli angosciosi problemi che travagliano l’umanità. Torniamo alla lenta e aspra ma sicura via del perfezionamento interiore e, pur continuando a vivere e agire nel mondo in conformità ai nostri doveri, alle nostre abitudini e alle nostre inclinazioni, ricordiamo che l’opera nostra più nobile e più preziosa, quella che può dare il più alto senso alla nostra vita è l’opera compiuta nel sacro silenzio del tempio dell’anima. E le rinunce ai comodi paraocchi e alle piacevoli illusioni che ci chiederà l’austera disciplina interiore saranno ampiamente compensate da una sempre crescente comprensione del mondo e degli uomini e dalla serena, gioiosa contemplazione delle molteplici e ineffabili armonie dell’Universo.
Roberto Assagioli
"Comprensione"
mercoledì 30 luglio 2025
Salvador Novo tradotto da Emilio Capaccio
Salvador Novo (1904-1974)
AL POEMA CONFIO LA PENA DE PERDERTE
Al poema confío la pena de perderte.
He de lavar mis ojos de los azules tuyos,
faros que prolongaron mi naufragio.
He de coger mi vida desecha entre tus manos,
leve jirón de niebla
que el viento entre sus alas efímeras dispersa.
Vuelva la noche a mí, muda y eterna,
del diálogo privada de soñarte,
indiferente a un día
que ha de hallarnos ajenos y distantes.
ALLA POESIA AFFIDO IL DOLORE DI PERDERTI
Alla poesia affido il dolore di perderti.
Devo lavarmi gli occhi dagli azzurri tuoi,
fari che prolungarono il mio naufragio.
Devo raccogliere la mia vita sfatta nelle tue mani,
lieve brandello di nebbia
che il vento in ali effimere disperde.
Torni a me la notte, muta ed eterna,
privata del dialogo di sognarti,
indifferente a un giorno
che deve trovarci estranei e distanti.
Emilio Capaccio
lunedì 28 luglio 2025
Poesie di Daniele Ricci
domenica 27 luglio 2025
Una poesia di Elena Milani: "Se dovessi dirti cosa mi è mancato"
Se dovessi dirti cosa mi è mancato,
quale ventosa mi tendesse il cuore
come a strapparlo
e mi tirasse insieme la schiena all'indietro
sino a incollarmi al muro
come una mosca alla sua carta di colla
se dovessi nominare l'angoscia,
lo spavento d'aprire gli occhi la mattina,
il precipizio sotto le pantofole,
se dovessi prendere la misura
al muro del tunnel,
la manica radente fino a rompersi
e la pelle fino all'osso
e laggiù sapere del lume,
era solo la fede dell'immaginazione,
la mia voce adulta forse
che mi diceva, aspetta,
non aver fretta di morire.
sabato 26 luglio 2025
Una poesia di Noemy Carcea: "Qui"
Qui
dove frana la terra
si arresta il passo
le certezze diventano
precipizi
voragini
qui
dove i giorni
sono semi che non germogliano
dove le rondini non tornano
perché cresce soltanto l’inverno
dove si perde il senso
ci abbandonano le forze
e la notte si piange in silenzio
qui
dove manchi tu
ardono i ricordi
come lucciole nel buio.
domenica 13 luglio 2025
3 poesie di Margherita Guidacci
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Le mie mani non sono ancora vuote
