sabato 29 marzo 2025

Marco Guzzi sul Crocefisso di Cutro

In un pomeriggio piovoso di tanti anni fa mio padre, Marcello, mi mostrò, nel suo studio di avvocato, un'antica cartolina ingiallita, che un tale Don Ciampa aveva inviato a suo padre, Domenico.

Questa cartolina mostrava il volto del Crocifisso di Cutro, la cittadina che mio nonno aveva abbandonato nel 1901, e che io sono tornato a visitare nel 2014, primo Guzzi che dopo 113 anni tornava a Cutro.

Questo famoso Crocifisso, scolpito nel 1630 da frate Umile Pintorno da Petralia, e venerato da secoli, è particolarmente sconvolgente, anche perché mostra tre espressioni diverse, a seconda del punto da cui lo osserviamo: appare sorridente se lo guardiamo frontalmente, agonizzante se lo osserviamo dal lato sinistro, e morto, se lo contempliamo da destra.

Ogni volta che lo guardo torna in me la grande domanda: ma perché la nostra salvezza si è dovuta concretizzare in una forma così brutale?

E questa domanda trova una sua qualche risposta specialmente quando sto molto male, oppure quando osservo sgomento l'orrore delle violenze che noi umani siamo in grado di commettere ogni giorno.

Terribile deve essere la potenza del male su questa terra, se la sua sconfitta si è potuta realizzare soltanto in questo modo.

Terribile deve essere la potenza dell'odio e della morte,  se la loro legge omicida la possiamo sconfiggere solo attraverso una simile Passione.

Poi nel silenzio lo sgomento lascia il posto ad un soffuso sentimento di amore: il male, qualsiasi male, e qualsiasi morte sono già stati vinti, sono già stati attraversati e sconfitti, la strada è già aperta, l'ostacolo è già spezzato, e tutto ritorna Uno nel Cuore paziente, nel Cuore inerme e pieno di amore, dell'Uomo-Dio.

Marco Guzzi

Nessun commento:

Posta un commento