Morbidi incanti mi cucivano nella gola
le parole del silenzio. Il mio tacere
e gocciolava nella campagna, raccogliendo
dentro di sé il rauco brusio degli stormi.
Non bastavano più i corvi a filtrare
la mia voce del silenzio e mi spezzavo
le ciglia ad una ad una per poter vedere
meglio, per far parlare i miei occhi
dappertutto. Se le mie dita si fossero
allungate, avrei toccato l’orizzonte
e non sarei più tornato. Ora non sarei qui,
ma a parlare chissà dove, senza
la mia voce, rimasta dentro il tempo.
Marco Colletti
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