lunedì 26 settembre 2022
Un pensiero di Carlo Bordini
"Amo la poesia perché quando scrivo so sempre da dove parto, e non so mai dove arrivo. Arrivo sempre in territori sconosciuti, e dopo ne so più di prima. Non scrivo quello che so, ma lo so mentre lo scrivo, e per me la poesia è sempre fonte di continue rivelazioni. È come se durante la scrittura ci fossero in me improvvise rotture dell'inconscio. In questo senso sono abbastanza convinto che la parola venga prima del pensiero, sia un veicolo del pensiero. Non si scrive quello che si sa, ma lo si sa dopo averlo scritto. [...]
A volte penso che la principale qualità che dovrebbe avere un poeta sia quella di non tradire quello che gli viene dettato con considerazioni banali (con quello che immagina di essere, o che crede di dover essere, per esempio). Penso in questo senso che sia difficilissimo essere spontanei: la spontaneità è nascosta sotto una serie di strati di rigidità intellettuali, di pseudo conoscenze ideologiche, di velleità banali; la poesia rompe tutto questo, va al centro dei problemi. Raggiungere la spontaneità è un atto che richiede infinite mediazioni, tecniche, ma soprattutto sensitive e di onestà intellettuale. [...]
Apparentemente l'arte non serve a niente, perché non ha connessioni immediate (utilitarie) con la realtà. In realtà tutti gli artisti, dai poeti ai fabbricanti di cravatte, ai disegnatori di fumetti, in qualche modo contribuiscono a creare un'autorappresentazione e un'idea di sé dell'umanità. E spesso sono gli unici a dire la verità, e l'umanità se ne accorge solo in ritardo: i poeti non possono salvare il mondo, perché il mondo se ne accorgerà solo dopo."
Carlo Bordini su L'Unità, 1° maggio 2002
sabato 24 settembre 2022
Una poesia di Agnes MK e un acquerello di Silvia Bruni
Tutto sotto controllo
(gioco di parole)
Troppo a lungo con mani sapienti
ho spezzato le unghie ed i denti
all’amore, abbassata la voce
al livore del grido di vita
che ora muore nel polso che tace
(gioco di parole)
Troppo a lungo con mani sapienti
ho spezzato le unghie ed i denti
all’amore, abbassata la voce
al livore del grido di vita
che ora muore nel polso che tace
martedì 20 settembre 2022
"Invincibile estate" di Camus
Mia cara,
Un pensiero di Paola Felice, che è anche molto mio ;-)
ph Roberto Cerè
Ho un rapporto strano con le porte.
Non le chiudo mai a chiave. Piuttosto le accosto.
È un difetto, credo.
Mancanza di coraggio, forse.
Ma mi succede di non chiudere le porte.
Lascio che siano gli eventi a farlo.
Dopotutto chi sono io per stabilire chi deve uscire per sempre dalla mia vita?
In genere chi prende un’altra strada lo fa da solo.
Piano piano. Un passo alla volta. Una scelta dopo l’altra.
Così, io lascio aperto.
Perché non si sa mai.
Magari un giorno chi era uscito, si presenta davanti a quell’uscio, e trovando aperto, si siede per un caffè.
E se sarà passato abbastanza tempo, abbastanza orgoglio, e abbastanza dolore, chiederò -Con quanto zucchero?
Paola Felice
Una poesia di Carmela Laratta: "Se io potessi assomigliare a certe notti"
Se io potessi assomigliare a certe notti
acquerellando la serietà del corpo, riuscirei a liberare i sogni lesi
da questa frenesia che ci attanaglia.
Fare le prove generali di trincea
e sdilinquare il dovere
e sgusciar via,
dove nessuno conosce il mio indirizzo
e sa le nuvole, i bisogni dei puledri.
Ma il campanello incombe. Destruttura.
Picchia più forte sul muro la pretesa,
l' illogica paura della gente, supplica vita per non chiudere gli occhi,
poi si dimena nell'alba che incornicia
- con l' ansia adunca che sgualcisce e deteriora,
bauli inerti di tralicci di pensieri,
il giorno pesto che moltiplica le liste -
e la stanchezza fa tara alle lenzuola,
è il bianco e nero di un lapis senza punta
- lui che mi usa e mi rimpicciolisce -
Anche il mio corpo anela all' abbandono.
Lasciatemi così. Come una pietra.
lunedì 12 settembre 2022
Una poesia di Giorgia Monti, "Oggi di me"
Oggi di me
Una poesia di Virginia Farina: "Gli equilibristi"
Gli equilibristi
sabato 3 settembre 2022
Una poesia di Yuleisy Cruz Lezcano: "Il passato"
Il passato
venerdì 2 settembre 2022
Una poesia di Claudia Brigato: "Lascia che io mi compia"
Lascia che io mi compia –perfetta e piena–
sotto un sole ammansito
–d’autunno–
quando le vigne si spalancano in grappoli
e di acino in acino corre la voglia di vendemmia.
Lascia che inondi –libera e leggera–
filari, orti, paesi e città
–nel mezzo del giorno–
come fa il mosto che odora i fossi
stendendo a riva rane
ubriache e felici.
Ricorrimi e riprendimi. Piano
reincarnami
con la pietà con cui la foglia
custodisce il sonno
del moscerino stanco.
Claudia Brigato