sabato 30 agosto 2025

Anne Hébert tradotta da Maura Baldini

                                                 

Anne Hébert


Andare per dirupi 

di fatica

Senza fine

Senza riprendere fiato

Impigliata nei suoi capelli

Come dentro ciuffi

di febbre

Il cuore in avanscoperta

Tutto nudo nel suo collo

Spillato come un folle uccello.


Vecchio caveau di famiglia

Sventrato

Gabbia di betulla bianca

Fracassata

Gioco del domino

Interrotto

Morbido petto crepato


Fracasso d'avorio a mezza voce 

Contro il nostro orecchio pieno

di sabbia

Blu del cielo

Grande grido della luce

sopra di noi.


Trad.di Maura Baldini

mercoledì 27 agosto 2025

Supervielle tradotto da Emilio Capaccio


Jules Supervielle (1884-1960)

ENCORE FRISSONANT
Encore frissonnant
Sous la peau des ténèbres
Tous les matins je dois
Recomposer un homme
Avec tout ce mélange
De mes jours précédents
Et le peu qui me reste
De mes jours à venir.
Me voici tout entier,
Je vais vers la fenêtre.
Lumière de ce jour,
Je viens du fond des temps,
Respecte avec douceur
Mes minutes obscures,
Épargne encore un peu
Ce que j’ai de nocturne,
D’étoilé en dedans
Et de prêt à mourir
Sous le soleil montant
Qui ne sait que grandir.


ANCORA TREMANTE
Ancora tremante
Sotto la pelle delle tenebre
Ogni mattina devo
Ricomporre un uomo
Con tutto questo miscuglio
Dei miei giorni passati
E il poco che mi resta
Dei miei giorni a venire.
Eccomi tutto intero,
Vado verso la finestra.
Luce di questo giorno,
Vengo dal fondo dei tempi,
Rispetta con dolcezza
I miei minuti oscuri,
Risparmia ancora un po’
Ciò che ho di notturno,
Di stellato dentro
E pronto a morire
Sotto il sole nascente
Che non sa che ingrandirsi.

Traduzione di Emilio Capaccio

giovedì 21 agosto 2025

M.C. Gonzales tradotta da Emio Capaccio


María Clara González (1952)
DESDE SIEMPRE
Tu paso
― de una sílaba ―
por mi larga fila
de palabras vacías
estaba anunciado desde siempre
Tu paso de ecos
como la lluvia
de tu tierra amada
era realidad antes de verte
Tu paso
de cascabel y gaita
era lo que en mi alma acontecía
cuando la visitaban de niña los presagios



DA SEMPRE

Il tuo passo
d'una sillaba ―
nella mia lunga fila
di parole vuote
era stato annunciato da sempre
Il tuo passo d'echi
come la pioggia
della tua terra amata
era realtà prima di vederti
Il tuo passo
di sonaglio e cornamusa
era ciò che nell'anima mi accadeva
quando da bambina la visitavano i presagi

Traduzione di Emilio Capaccio



Boris Calderon tradotto da Emilio Capaccio

NO SONIDO DEL DELIRIO FANTASMA
Hacia dónde huimos, arrancándonos las carnes?
Acosados de tinieblas. Perseguidos.
¿Hacia dónde? Gris del ángel.
En el Más Allá tras el llanto de las hienas,
Con un junco de oro entre sus manos descarnadas
Dios sacude y abre para siempre
La eternidad de nuestros ataúdes.
¡Cómo te amo!
¡Cómo un tumulto de moscas afiebradas
Encienden mi delirio!
Más, ¡oh! Bellas esclavas de la noche,
¿Por qué habéis adornado mi frente lacerada
Con guirnaldas de serpiente?
¿Porqué, malditas?
La noche en ella se ha posado verde
Y me muerde su color sin límite,
Me enloquece su color caído,
Su verde devorado por la muerte.
Mientras, alejada, todo cambia, todo muere,
Tu diadema de crótalos,
Tus cristales enlodados y tu llanto.
Todo ha muerto, Deshojada, todo ha verde
Y caído para siempre en el sonido

Boris Calderón (1934-1962)


NESSUN SUONO DEL DELIRIO FANTASMA

Verso dove fuggiamo, strappandoci la carne?
Incalzati da tenebre. Perseguitati.
Verso dove? Grigio d'angelo.
Nell'Aldilà dietro il pianto delle iene,
Con un giunco d’oro tra le mani scarnificate
Dio scuote e apre per sempre
L’eternità delle nostre bare.
Come ti amo!
Come un tumulto di mosche febbrili
Incendiano il mio delirio!
Ma, oh belle schiave della notte,
Perché avete adornato la mia fronte lacera
Con ghirlande di serpente?
Perché, maledette?
Su di essa la notte s’è posata verde
E mi morde il suo colore sconfinato,
Mi fa impazzire il suo colore caduto,
Il suo verde divorato dalla morte.
Mentre, lontana, tutto cambia, tutto muore,
Il tuo diadema di crotali,
I tuoi cristalli infangati e il tuo pianto.
Tutto è morto, Spogliata, tutto è verde
E nel suono è caduto per sempre.

Traduzione di Emilio Capaccio



Sulla poesia...Gisella Blanco

In un momento storico così complesso, in cui non ci sono punti di riferimento fermi, né culturali né spirituali e, per avventura, tale lacuna non fa nemmeno più tanta paura (anzi, forse, potrebbe perfino avere i suoi aspetti positivi, soprattutto dopo il Novecento e il suo portato storico), ho sempre creduto che la poesia possa essere un lume.

Non insegna concetti, non è educativa, non salverà il mondo, come ha detto Patrizia Cavalli ma ha, a mio avviso, un potenziale enorme e, cioè, quello di far esercitare le persone a un libero allargamento dei confini emotivi e intellettuali.
Se ciò può apparire ascrivibile a tutta l’arte e, quindi, a tutta la letteratura (e provando a demolire le false credenze del nostro paese che vedono la poesia come qualcosa di troppo astratto o addirittura di diverso e speciale rispetto agli altri generi letterari, sulla base dell’ormai superato insegnamento di Croce), mi pare che la scrittura poetica si possa impossessare di più e meglio dell’obiettivo di spingere la mente ad andare al di là dei propri confini. Oggi, questa riflessione mi sembra più che mai veritiera, per svariate ragioni: la poesia non necessita di contenere trame e, quindi, indirizzi tematici precisi; l’estetica è centrale nell’atto creativo ma non esiste più una rosa di forme predefinite e coralmente accettate a cui doversi attenere; riesce ad attingere da tutti gli altri generi, dalla prosa al teatro e, allargando alle altre arti, anche dal cinema, dalla pittura, dalla scultura, dalla musica e tanto altro (si pensi all’introduzione di linguaggi non letterari come quello medico, come le storpiature dell’italiano degli stranieri, come quello giornalistico o pubblicitario, quello legale, quello industriale, etc). Fermo restando, però, che ciò non vuol dire che la poesia sia casuale e peschi in modo rabdomantico qualsiasi materiale in spregio alla sorveglianza e alla dovuta padronanza di forma, misure e progetti letterario-intellettuali.
Insomma la poesia ha moltissimo da offrire in termini di suggestioni (e ben poco, per fortuna, di dogmi, pre-concetti e valori assoluti), non solo a chi ha già maturato una coscienza culturale ma anche a chi la sta elaborando, come i nostri ragazzi.
I programmi scolastici, dotati di un esiguo excursus della storia della poesia e, spesso, poco concentrati sul contemporaneo, probabilmente ancora non agevolano una fruizione intuitiva della stessa da parte dei ragazzi. Come sosteneva Umberto Eco, essere colti non significa conoscere molte cose a prescindere ma sapere dove andarle a trovare: questo credo che sia il compito principale di critici, divulgatori, insegnanti e, oggi, anche di festival e rassegne, tramiti importanti tra autori e pubblico. Aiutare i ragazzi in particolare, e le persone in generale, a saper cercare ciò di cui sentono il bisogno, o di cui hanno curiosità, non significa insegnare a saper usare Google o a saper accedere a una conoscenza generale bensì affinare la sensibilità di rintracciare, nel mare magnum di dati che ci sovrastano, le parole giuste, quelle che ci servono.
Intanto credo che sia di centrale importanza far capire che la poesia non è più eremitica (almeno, non lo è in modo esclusivo) e solo elegiaca, non è soltanto quella forma inarrivabile di linguaggio che possono scrivere solo i sapienti e che leggono in pochissimi. La poesia, oggi, è adatta a raggiungere ogni esigenza, sia culturale che di gusto, basta saper cercare l’autore giusto, il libro giusto, quella sollecitazione che si aggancia con i nostri movimenti interiori. Parlo di un rapporto con i testi che va oltre la letterarietà e ha a che vedere con il corpo e con la mente.
La poesia, luogo prioritario della metafora che per Ortega Y Gasset era la più forte manifestazione della disumanizzazione dell’arte, proprio partendo da questa possibilità di staccarsi dalla realtà pur essendo in essa radicatissima, educa ad aprire la mente, a immaginare possibilità diverse, a vedere le cose da punti di vista sempre variabili. Abitua all’arte di spostarsi.
Mi sembra che la poesia aiuti a creare ipotesi (sempre ipotesi, mai certezze) di cosmogonie personali e collettive, eserciti a moltiplicare visuali e visioni, metta in crisi i dogmi ed esorti all’immaginazione e all’espressività (facoltà a certe latitudini ostacolata dall’abuso di strumenti tecnologici).
Parlare ai ragazzi di cosa significhi, oggi, leggere e scrivere poesia, coinvolgerli nel processo artistico liberandoli dai preconcetti sulla limitazione di temi, sui presunti linguaggi poetici, sulla ridondanza di rime e metrica, significa permettere loro di oltrepassare la soglia dello scetticismo che ammanta questo genere e di tuffarsi in quel “divinante trionfo sull’oblio” (definizione presa in prestito da Harold Bloom) che, per assurdo, consente di calarsi appieno nella realtà di tutti i giorni, nella memoria, nei sentimenti, nelle emozioni e nelle pulsioni concrete, fisiche, viscerali.
I ragazzi cercano – mi pare – qualcosa che sia in grado di intercettare il loro smarrimento (uno smarrimento condiviso con gli adulti, sia chiaro, ciascuno con i propri strumenti, infatti la poesia va bene per ogni età): poiché la scrittura poetica, almeno in alcuni casi, è puro smarrimento ma adopera, tuttavia, la chiave escatologica della parola quale tramite per l’accesso a una più spontanea comprensione della materia emotiva e antropologica, per altro collettivizzante, si dimostra essere uno strumento a mio avviso assolutamente utile per accedere al dialogo con il mondo, un mondo fatto dagli altri, dalle cose e dall’io che perde, così, la sua insidiosa autoreferenzialità.
Imparare ad avere massima cura del linguaggio, l’attenzione al suono e al complesso dei suoni, l’importanza della ricerca estenuante della parola giusta nello spazio giusto e la grandissima variabilità dei significati in base alle minime mutazioni dei significanti nonché all’utilizzo dei silenzi, è un ottimo esercizio alla vita, alle relazione, forse perfino a quella che ultimamente viene definita educazione sentimentale.
Se si legge la teoria della letteratura di Gérard Genette, tra ipotesti, ipertesti, paratesti, architesti e transtestualità, provando ad allargare prospettive e argomenti, sembra di accedere a un sorprendente discorso sull’umanità, sulle relazioni sociali dell’individuo e sulla identità attraverso la storia, il presente, la lettura del passato e le aspettative sul futuro. Studiando la letteratura, si trovano indizi e risorse che riguardano l’esistenza. Con la poesia, ciò avviene a un livello emotivo ancora più recondito, istintuale, originario. Non sto parlando di magia o pratiche ascetiche che, pur storicamente legate alla nascita della poesia stessa, oggi, al di là di certe mode passeggere quanto brandizzabili, appartengono a filoni circoscritti di scrittura che non rappresentano di certo né l’essenziale né la totalità.
La mente ragiona per figure retoriche e, quindi, poeticamente. Accedere alla comprensione di questo funzionamento poetico significa rendere più fluido il dialogo con il sé e, di conseguenza, con gli altri.
Parallelamente alla musica e alla canzone, la poesia può veicolare l’emotività e, ancora di più delle prime, può trasmettere strumenti di comprensione e condivisione di cui la società attuale ha molto bisogno.
La poesia, poi, per la maggior parte dei casi è breve, occupa poco spazio e poco tempo in linea con il modo in cui siamo abituati a fruire dei contenuti sui social, si può leggere in qualsiasi momento, quasi sempre non è necessario seguire l’ordine cronologico dei testi: sono tutte caratteristiche che rispettano le nuove esigenze delle persone, basta saperle cogliere e sfruttare, rispettando naturalmente anche la poesia stessa. E, come sempre, è dai ragazzi che si deve ripartire.

Gisella Blanco
(per RITRATTI DI POESIA)

mercoledì 20 agosto 2025

Una poesia di Virginia Farina


A cosa serve amore mio questa parola

che resta e non ci salva e neppure
risparmia gli occhi dalla vertigine
del precipizio, anzi proprio lì
ci accompagna e ci veglia
perché lo possiamo vedere
questo umano nudo esposto
nella furia di una vendetta
nella morte oscena di cui è capace
nella fragilissima dolcezza
dell'abbraccio che ancora si apre
nella rovina, che non può
consolare, e che pure è il fiore
che resta delle nostre macerie

Bologna, 18 giugno 2025

lunedì 4 agosto 2025

Una poesia di Ester Guglielmino: "Regalami dei fiori"


di Radka Ondrová



Regalami dei fiori,
corolle di pensieri
che resistano
allo scorrere del tempo.
Regalami dei sogni,
barlumi di miracoli
che splendano
di notte, controvento.


Ester Guglielmino

Da "Comprensione", di Roberto Assagioli

Rinunciamo definitivamente al miraggio di soluzioni comode, spicciative e infallibili degli angosciosi problemi che travagliano l’umanità. Torniamo alla lenta e aspra ma sicura via del perfezionamento interiore e, pur continuando a vivere e agire nel mondo in conformità ai nostri doveri, alle nostre abitudini e alle nostre inclinazioni, ricordiamo che l’opera nostra più nobile e più preziosa, quella che può dare il più alto senso alla nostra vita è l’opera compiuta nel sacro silenzio del tempio dell’anima. E le rinunce ai comodi paraocchi e alle piacevoli illusioni che ci chiederà l’austera disciplina interiore saranno ampiamente compensate da una sempre crescente comprensione del mondo e degli uomini e dalla serena, gioiosa contemplazione delle molteplici e ineffabili armonie dell’Universo.


Roberto Assagioli

"Comprensione"