Darti del tu, così.
Non è strano?
Non sono strani anche
i gatti che fuggono,
qui, dentro di me,
e mi dicono: È ora?
Ci sono consigli stupendi,
a volte, negli occhi
dei gatti.
È ora di andare, lo so.
Ma dove? Qui non ci sono
porte.
Andare dove?
Io non sono la morte.
(Si aprirà la tenda di lino,
così come il piano fatale
prevedeva. La tua guancia
sarà il segno del ritiro
del carnevale, indiviso
dal suo strano filare.
Tu sarai nel barlume
della stanza, lieto inquilino)
Io, lo sai, posso solo pensarti
così, mentre fai capolino
dalla maschera bianca,
infernale. Se d’intorno la festa
rinnova il divario, io ti sono
vicina, io ti sono consorte.
Seduta, dondolando la schiena,
a graffiare il rimario.
Io continuo a filare il destino.
Tu lo sai, posso solo arroccare
lo schema, imbastire i miei vicoli
ai tuoi, aggirare il diario.
E pensarti così, mentre fai capolino.
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