È della gentilezza che mi innamoro
quando si apre in un gesto minuscolo,
quando trema nella voce di chi chiede scusa,
quando si posa lieve sulla stanchezza del mondo
e solleva il peso che nessuno vede.
È della dolcezza che mi innamoro
quando sfiora le parole non dette,
quando ha la voce roca di chi trattiene il pianto,
quando non chiede nulla eppure resta,
come una luce che balugina nell’ombra.
È della bellezza che mi innamoro
quando si lascia trovare nei solchi del viso,
quando attraversa il disordine senza volerlo domare,
quando si fa ferita eppure canta,
quando si posa su ciò che tace e lo rivela,
quando scivola tra le dita del tempo.
È della rabbia che mi innamoro
quando arde senza distruggere,
quando scompiglia l’ordine finto delle cose,
quando apre varchi invece di chiuderli,
quando si scioglie in un abbraccio.
È della fragilità che mi innamoro
quando si espone senza paura di crollare,
quando non cerca riparo ma attraversa il vento,
quando si piega senza spezzarsi,
quando porge dignità anche nel cedimento.
È dell’amore che mi innamoro
quando conosce ogni paura e non si ritrae,
quando sa essere panico e poi respiro,
quando resta anche senza promessa,
quando scalda persino l’ultimo freddo.
È della vita che mi innamoro
quando inciampa senza vergogna,
quando si smarrisce eppure avanza,
quando attraversa il buio senza offendere la luce,
quando pulsa anche nel niente,
quando si sporge sull’orlo del vuoto
e invece di cadere, fiorisce.
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