Intercettare dio,
il dio della pazienza e del conforto,
il dio che aspetta, e sa, e non ha fretta;
fermo nella potenza,
a sé risorto; visibile
in una chiara, arresa
trasparenza. Così arpionarlo,
con dita scorticate
tremanti, innamorate:
pretesa indifferibile
dopo una vita avara.
Noi non sappiamo quale sortiremodomani, oscuro o lieto;forse il nostro camminoa non tocche radure ci addurràdove mormori eterna l'acqua di giovinezza;o sarà forse un discenderefino al vallo estremo,nel buio, perso il ricordo del mattino.Ancora terre straniereforse, ci accoglieranno: smarriremola memoria del sole, dalla menteci cadrà il tintinnare delle rime.Oh la favola onde s'esprimela nostra vita, repentesi cangerà nella cupa storia che non si racconta!Pur di una cosa ci affidi,padre, e questa è: che un poco del tuo donosia passato per sempre nelle sillabeche rechiamo con noi, api ronzanti.Lontani andremo e serberemo un'ecodella tua voce, come si ricordadel sole l'erba grigianelle corti scurite, tra le case.E un giorno queste parole senza rumoreche teco educammo, nutritedi stanchezze e di silenzi,parranno a un fraterno cuoresapide di sale greco.
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