Pierluigi Cappello
piegato sulle pagine da scrivere
con una calma assira da scriba
senz’altra direzione che il dolore,
un giardino che filiazioni
e filiazioni, un’umanità tutta intera
ha finito per attraversare;
le poche carte, e questi occhi
lo specchio immobile dell’iride
screziato dall’ombra delle foglie;
stare cosí, senza distanza
tra il tempo e il tempo
la mano e la mano
senza memoria
come una disperazione
o un’infanzia.
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