mercoledì 30 luglio 2025

Salvador Novo tradotto da Emilio Capaccio


Salvador Novo (1904-1974)

AL POEMA CONFIO LA PENA DE PERDERTE

Al poema confío la pena de perderte.

He de lavar mis ojos de los azules tuyos,

faros que prolongaron mi naufragio.

He de coger mi vida desecha entre tus manos,

leve jirón de niebla

que el viento entre sus alas efímeras dispersa.

Vuelva la noche a mí, muda y eterna,

del diálogo privada de soñarte,

indiferente a un día

que ha de hallarnos ajenos y distantes.



ALLA POESIA AFFIDO IL DOLORE DI PERDERTI

Alla poesia affido il dolore di perderti.

Devo lavarmi gli occhi dagli azzurri tuoi,

fari che prolungarono il mio naufragio.

Devo raccogliere la mia vita sfatta nelle tue mani,

lieve brandello di nebbia

che il vento in ali effimere disperde.

Torni a me la notte, muta ed eterna,

privata del dialogo di sognarti,

indifferente a un giorno

che deve trovarci estranei e distanti.


Emilio Capaccio

lunedì 28 luglio 2025

Poesie di Daniele Ricci


Al di là degli uomini
ai margini del sentiero
c’è la misura di ogni passo…
È sempre la stessa nostalgia,
cambia forma
ma non si disperde
lo stormo di melodie in cielo.
Ho voci nella testa
cerco il silenzio.
Cammino nella foresta sacra
con rare aperture panoramiche
filamenti di sole
tra rare vedute del monastero.
Un pensiero ad altezza di betulla
fino ad arrivare al rifugio antico.
E dopo la strada asfaltata
il passo attraversa la faggeta.
Da qui si procede su un crinale,
poi dietro una parete
di roccia calcarea
illuminata e tagliente
finalmente
vedo il mare.
Non si trattiene più
mi passa dentro
la solitudine del vento.




Amare con coraggio
sospeso nel vuoto
sui rami della luce
dove s’abbatte il vento.
Questa intenzione
coltivo con rabbia
con singole parole
a colloquio con l’azzurro.
Come certi fallimenti
seguo la corrente,
invoco il giusto viaggio
la lucidità dell’acqua.
Nel freddo della steppa
suggerisco l’istante
e scendo nell’ombra
del vostro infuocato tacere.



 
Mi accade il mondo,
mi avvolge nel sudario.
Scavato fino al pianto
il fiato trema
non canta, attraversa il mare.
Sigilla la mia ombra
e consuma le labbra.
Le onde scagliano la notte
sulla spiaggia,
la sabbia è furibonda.
La pioggia cade dritta,
stride la nuda voce.
Ti accompagna
la scrittura dell’alba
nel viaggio libero da segnalibri
quando dileguano i cieli.
Tuffarti nell’occhio
dove nuotano i morti.
Il tempo non ti ha ingoiato.


D. Ricci

(Dal blog Plenilunio di Emanuela Sica)

domenica 27 luglio 2025

Una poesia di Elena Milani: "Se dovessi dirti cosa mi è mancato"

 

Se dovessi dirti cosa mi è mancato,

quale ventosa mi tendesse il cuore

come a strapparlo

e mi tirasse insieme la schiena all'indietro 

sino a incollarmi al muro 

come una mosca alla sua carta di colla

se dovessi nominare l'angoscia, 

lo spavento d'aprire gli occhi la mattina, 

il precipizio sotto le pantofole, 

se dovessi prendere la misura

al muro del tunnel, 

la manica radente fino a rompersi 

e la pelle fino all'osso 

e laggiù sapere del lume,

era solo la fede dell'immaginazione, 

la mia voce adulta forse

che mi diceva, aspetta,

           non aver fretta di morire.

sabato 26 luglio 2025

Una poesia di Noemy Carcea: "Qui"

 Qui

dove frana la terra

si arresta il passo

le certezze diventano

precipizi

voragini

qui

dove i giorni

sono semi che non germogliano

dove le rondini non tornano

perché cresce soltanto l’inverno

dove si perde il senso

ci abbandonano le forze

e la notte si piange in silenzio

qui

dove manchi tu

ardono i ricordi

come lucciole nel buio.

domenica 13 luglio 2025

3 poesie di Margherita Guidacci



Ama l’albero in sé raccolto, ama la chiusa fatica
Del frutto che il tempo nutre e che nel tempo ricade.
Ma più ama l’albero nel vento, quando assomiglia alla fiamma futura.


****


Le mie mani non sono ancora vuote

ch’io possa alzarle a Te.
Io che fallii nella stretta, fallisco
ora nella rinunzia. È così poco
quel che trattengo, scherno alla mia fame,
e tuttavia è un ingombro smisurato
che mi sbarra il cammino verso Te.
Poiché per queste briciole furiosamente amate
non son pronta al tuo dono
di nudità, di bellezza severa,
al silenzio più trasparente delle lacrime.


***


se il muro fosse di pietra e non d’aria,
se attraverso il muro non si toccassero gli alberi,
se le alte sbarre d’ombra che ti rigano l’anima
fossero l’ombra di vere sbarre a cui potersi aggrappare,
se ricordassi lo scatto d’una porta che si chiude
alle tue spalle e il tintinnìo delle chiavi
alla cintura del carceriere che si allontana:
quale sollievo ne avresti nell’orrore!
perché ciò che si chiude può tornare ad aprirsi,
la rocca più imponente può essere distrutta.
ma dove sei non è porta, e nessuna porta s’aprirà.
e non è muro: nessun muro sarà abbattuto.
le sbarre d’ombra sono le vere sbarre,
non saranno divelte. tu confini con l’aria,
tocchi gli alberi, cogli i fiori, sei libera,
e sei tu stessa la tua prigione che cammina.


Margherita Guidacci

Intervista fattami da Floriana Porta per il blog "Le cetre dei poeti"


1) Esiste un luogo e un momento che identifichi come l’inizio del tuo percorso artistico?

Sinceramente non saprei... Non tanto perché io non lo ricordi, ma perché credo sia iniziato con me, con la mia nascita! Crescere con una madre pittrice e amante dell'arte e della bellezza, infatti, ha seminato in me precocemente tutta una serie di valori estetici che sono andati maturando e plasmando la mia vita psico-emotiva assieme a quelli etici e comportamentali che acquisivo in casa e a scuola. Ero una bambina molto perspicace e sensibile, riflessiva e curiosa, aperta alla realtà, ma ricordo che il mondo adulto mi attraeva e oscurava al contempo: ne vedevo infatti ambiguità, tristezze e fatiche. Divenni sempre più filosofa - come assetto interiore – e sempre meno simile ai miei coetanei; assetata di contenuti universali, che ricercavo nei libri e nella Natura. Iniziai a comporre da ragazzina, ma solo sui trent'anni decisi di pubblicare, epoca in cui ero già madre di due bambini. Nacquero così CristalliConiugata con la vita, e poi Credere nell'attesa, quest'ultimo una sorta di testamento poetico in quanto mi stavo curando da un carcinoma mammario operato d'urgenza (2014) che marcò purtroppo la mia vita successiva, soprattutto dal punto di vista lavorativo.  Continuai a tradurre la mia vita in versi e crebbe il mio amore per le arti figurative e fotografiche, tanto che da alcuni anni lavoro sul mio sguardo poetico da una prospettiva più fotografica che letteraria. Nel 2023 si manifestò prepotentemente una seconda malattia oncologica, ancora più grave della precedente, e il mio corpo fu sottoposto a nuove trasformazioni, potature e fatiche. Da allora ho abbandonato il lavoro in aula e ripreso le mie indagini personali, da una parte sempre al confine tra filosofia e poesia - verso un sapere dell'anima, per citare uno splendido saggio di Maria Zambrano in cui mi sono molto ritrovata e specchiata - dall'altra sul versante dell'arte e dell'offerta di sé attraverso le opere del proprio ingegno creativo: mostre, nuovi libri, progetti vari. Accetto di essere artista, vorrei scrivere, rieccheggiando l'Antonia Pozzi di un secolo fa.


2) Cosa significa per te la parola "rinascita"?

Credo che ci si senta, o ci si dica, rinati, quando si avverte la linfa vitale che arriva nuovamente a nutrire qualche aspetto del nostro vivere che si era esaurito, spento, perduto: quando cioè la speranza, o il senso, o la passione, o la fede, in altre parole la voglia e il coraggio di vivere rinascono in noi. Io perlomeno la vivo così. Ho una profonda e dolorosa percezione delle dinamiche mortifere, dei circoli viziosi, dei deserti dell'anima... E se nascere è un apparire, un manifestarsi, io credo che, dacché veniamo al mondo, siamo noi a diventare grembi, terreni di conquista della gioia o del dolore, dello slancio o dell'apatia, della fiducia o del cinismo. 

Nell'immenso campo della biologia, ogni nuova realtà, di qualsivoglia mondo si intenda parlare, viene ad aggiungersi a quanto già esiste, o a sostituire ciò che è morto o ha terminato il suo ciclo di vita. Ma poiché l'uomo non è solo un aggregato chimico e fisico, ecco che l'esperienza della rinascita diviene un fatto principalmente spirituale, un avvenimento interiore, un appuntamento pasquale che si rinnova di frequente. Perché molte sono le circostanze, le perdite, le ferite che accumuliamo e superiamo, in un modo o nell'altro. Restiamo segnati, certo, come quegli alberi cui le bufere hanno piegato il fusto, o la cima, e spesso trasmettiamo più rassegnazione che vitalità, più avvilimento che intraprendenza. C'è chi arriva a desiderare la morte, perché non crede più nel cambiamento, o perché ci vorrebbe un miracolo, per poter rinascere. In quell'angoscia si torna esposti, deboli e disarmati come lo siamo da neonati. La speranza, in questi casi, si appoggia sull'altrui attenzione, dedizione, materna considerazione. Più che di scienza, è di rinascenza che ha bisogno il mondo!   


3) La poesia è un'inoculazione di bellezza?

Dieci anni fa davo questa definizione: “la poesia è un lampo, e un germinare lento. E' incanto e carezza, domanda e certezza.” La bellezza quindi c'è, non c'è dubbio: è racchiusa nel termine “incanto”; ma è uno degli aspetti, non l'unico, di cui si compone l'opera poetica. Essa è anzitutto un'indagine meticolosa e pervicace sulla natura delle cose che si muovono in noi e fuori di noi. E' ricerca del Vero e del Buono, nella loro completezza e grandezza, anche quando si focalizza su minuzie, o istanti, o dettagli. Io credo che la poesia abbia una vocazione all'immensità, alla profondità, e che chi la pratica patisce e gioisce di una vita che assomiglierei a quella dei mistici... 

Quello che la poesia immette è quindi il senso di complessità dell'umana esistenza, il senso di incompiutezza e inquietudine, tensione verso una Armonia superiore e diversa da quella della mera sopravvivenza. La poesia, la danza, la pittura: ogni vita o opera artistiche sono attori e testimoni di un ritmo altro, di esigenze altre, di linguaggi altri...Conversazioni  a proposito di tutto quello che ci coinvolge o sconvolge maggiormente a livello percettivo, emozionale o di pensiero. 


MIRIAM BRUNI

Miriam Bruni (1979), ispanista, è nata e cresciuta a Bologna, ha due figli ormai grandicelli e ama raccogliersi frequentemente passeggiando in Natura, contemplando, riflettendo. La passione e la pratica poetica e fotografica la caratterizzano da sempre: scrivendo e scattando mette a fuoco le esperienze vissute, i dettagli di vita o di mondo di cui vuole serbare traccia, cercandone e restituendone l’essenza profonda e risonante. Scrive recensioni o prefazioni, curatele e studi critici e ha dato alle stampe dieci libri. Cura un proprio blog (miriambruni.blogspot.com) ed è presente sui social media, compreso YouTube. Collabora con associazioni culturali e riviste on line. E' stata direttrice artistica dell'Officina Culturale di Livergnano e del Giardino di Parole di Bazzano. Numerosi suoi testi, scatti ed interviste sono gratuitamente reperibili nella Rete. 

giovedì 10 luglio 2025

Intervistata da Jessica Rigoli nel 2021


Ciao Miriam, benvenuta tra noi. Parlaci della tua raccolta poetica "Credere nell'attesa". Quando e come nasce?

Come una sorta di testamento umano e poetico: pubblicata nel 2017, raccoglie grosso modo i testi che ho scritto dopo l'uscita di Coniugata, il mio secondo libro (2014), durante i primi tre anni dalla comparsa e poi asportazione d'urgenza di un cancro al seno particolarmente aggressivo...

La tua è sicuramente una silloge molto ricca e varia a livello di contenuti ma quali sono i temi principali intorno a cui ruota quest'opera?

Più che temi, direi che sono presenti questi aspetti, queste Vie: il sentire e il vedere innanzitutto, poi il pensare, il pregare, l'odorare. Sono testi meditati, per anime che sanno guardarsi allo specchio, lo specchio magico che può mostrarti come sei dentro, cosa vedi e senti lì, appunto.

Mi sembra di aver intuito che c'è anche una grande componente autobiografica all'interno. Ti va di dirci qualcosa a riguardo?

Come scrivo anche all'inizio di CONIUGATA, “La poesia è un lampo, e un germinare lento. E' incanto e carezza, domanda e certezza. Ma è sempre di me che scrivo – in fondo – Su me che ondeggio. Come una barca, tra spiaggia e mare, e vento freddo.” 

Una cosa che ho apprezzato tantissimo e che ho amato è la forte componente grafica e artistica. Chi è l'autrice di queste bellissime opere?

Le illustrazioni sono opere di Silvana Garavello, quella che, con le parole del noto psicanalista Recalcati, mi ha trasmesso “il sentimento della vita”: mia madre, appunto, ex insegnante di discipline pittoriche, non ancora ex pittrice :-P

È disponibile anche un'altra opera che si intitola "Coniugata con la vita". Parlaci anche di questa raccolta poetica. In quante sezione è suddivisa?

Si articola in tre ampie sezioni, CONTEMPLARE, CREDERE, ESPERIRE, che come ho già avuto modo di raccontare durante le varie presentazioni della raccolta, stanno a marcare i tre territori principali del mio scrivere: quello appunto legato al mio sguardo sul mondo (esteriore e interiore, s'intende), quello in cui traspongo in parole le mie convinzioni, cognizioni e appartenenze, e quello di massima resa, di massima aderenza al reale concreto, all'attimo vissuto, esperito e ripensato.

Dove possiamo trovare quest' Opera? E in che formato e prezzo?

Al momento è disponibile in ebook a 7 eurini perché la prima edizione è andata esaurita, ma molto presto la ripubblicherò anche in cartaceo :-) Sarei molto contenta se qualcuno la acquistasse in versione digitale, nel frattempo! 

Come ti sei approcciata alla poesia? È stato un colpo di fulmine accaduto già da bambina o una passione che hai scoperto crescendo e maturando?

Entrambe le cose: un'attrazione sin da bambina, e una passione cresciuta e maturata anno dopo anno :-)

Quali sono i tuoi punti di riferimento o i poeti che prediligi?

Seguo quella necessità interiore di cui scrisse Rilke....Non parlerei di punti di riferimento, quindi. Come poeti che frequento con predilezione direi la Dickinson, Pedro Salinas, Cristina Campo, Antonia Pozzi, ma anche i Simbolisti e i Surrealisti francesi, i mistici e i lirici spagnoli. 

Da dove trai ispirazione per scrivere le tue poesie?

Come abbiamo già detto, dal mio contemplare, credere, esperire ;-) E dal grande straordinario Libro della Natura, maestro di sapienza, coinvolgente e mai stagnante!

Definisci il tuo stile poetico con tre aggettivi se è possibile.

Conciso, emblematico, suadente.

Parlaci dei tuoi progetti futuri o dei tuoi progetti nel cassetto. Stai lavorando su qualcosa di nuovo?

Certo! Nuove pubblicazioni poetiche, fotolibri, presentazioni in natura o da amici (la mia famosa poesia a domicilio :-P), incontri artistici al JARDIN DE PALABRAS, e il Reality dello scrittore ;-)

Quanto pensi che la poesia possa aiutare l'uomo moderno nel cercare di approcciarsi alla vita e nel cercare di comprenderla?

MOLTISSIMO!

Raccontaci qualcosa anche della Miriam non scrittrice. Quali sono i tuoi hobbies e le tue passioni nel tempo libero?

Ascoltare e parlare in modo intenso e personale, camminare nel bosco o sui crinali, scattare e rielaborare foto, leggere bei libri.