lunedì 30 dicembre 2024

Umberto Galimberti sul "tradimento"


Se il tradimento non è solo un esercizio di sessualità a bassa definizione, io penso che abbia una sua dignità e soprattutto che non debba essere giudicato da figli adulti che, nel condannarlo, pensano di più alla loro quiete perduta che al percorso anche drammatico in cui chiunque di noi, a un certo punto della sua vita, può venirsi a trovare. Tradire un amore, tradire un amico, tradire un'idea, tradire un partito, tradire persino la patria significa infatti svincolarsi da un'appartenenza e creare uno spazio di identità non protetta da alcun rapporto fiduciario, e quindi in un certo senso più autentica e vera. Nasciamo infatti nella fiducia che qualcuno ci nutra e ci ami, ma possiamo crescere e diventare noi stessi solo se usciamo da questa fiducia, se non ne restiamo prigionieri, se a coloro che per primi ci hanno amato e a tutti quelli che dopo di loro sono venuti, un giorno sappiamo dire: "Non sono come tu mi vuoi". C'è infatti in ogni amore, da quello dei genitori, dei mariti, delle mogli, degli amici, degli amanti a quello delle idee e delle cause che abbiamo sposato, una forma di possesso che arresta la nostra crescita e costringe la nostra identità a costituirsi solo all'interno di quel recinto che è la fedeltà che non dobbiamo tradire. Ma in ogni fedeltà che non conosce il tradimento e neppure ne ipotizza la possibilità c'è troppa infanzia, troppa ingenuità, troppa paura di vivere con le sole nostre forze, troppa incapacità di amare se appena si annuncia un profilo d'ombra. Eppure senza questo profilo d'ombra, quella che puerilmente chiamano "fedeltà" è l'incapacità di abbandonare lidi protetti, di uscire a briglia sciolta e a proprio rischio verso le regioni sconosciute della vita che si offrono solo a quanti sanno dire per davvero "addio". E in ogni addio c'è lo stigma del tradimento e insieme dell'emancipazione. C'è il lato oscuro della fedeltà che però è anche ciò che le conferisce il suo significato e che la rende possibile. Fedeltà e tradimento devono infatti l'una all'altro la densità del loro essere che emancipa non solo il traditore ma anche il tradito, risvegliando l'un l'altro dal loro sonno e dalla loro pigrizia emancipativa impropriamente scambiata per "amore". Gioco di prestigio di parole per confondere le carte e barare al gioco della vita. Il traditore di solito queste cose le sa, meno il tradito che, quando non si rifugia nella vendetta, nel cinismo, nella negazione o nella scelta paranoide, finisce per consegnarsi a quel tradimento di sé che è la svalutazione di se stesso per non essere più amato dall'altro, senza così accorgersi che allora, nel tempo della fedeltà, la sua identità era solo un dono dell'altro. Tradendolo l'altro lo consegna a se stesso, e niente impedisce di dire a tutti coloro che si sentono traditi che forse un giorno hanno scelto chi li avrebbe traditi per poter incontrare se stessi, come un giorno Gesù scelse Giuda per incontrare il suo destino. Sembra infatti che la legge della vita sia scritta più nel segno del tradimento che in quello della fedeltà, forse perché la vita preferisce di più chi ha incontrato se stesso e sa chi davvero è, rispetto a chi ha evitato di farlo per stare rannicchiato in un'area protetta dove il camuffamento dei nomi fa chiamare fedeltà e amore quello che in realtà è insicurezza o addirittura rifiuto di sapere chi davvero si è, per il terrore di incontrare se stessi, un giorno almeno, prima di morire, con il rischio di non essere mai davvero nati.

Umberto Galimberti

domenica 29 dicembre 2024

Eugenio Borgna sulla fragilità...

Nella fragilità si nascondono valori di sensibilità e di delicatezza, di gentilezza estenuata e di dignità, di intuizione dell’indicibile e dell’invisibile che sono nella vita, e che consentono di immedesimarci con più facilità e con più passione negli stati d’animo e nelle emozioni, nei modi di essere esistenziali, degli altri da noi."

Eugenio Borgna

una risposta di Alda Merini

 Una volta mi hanno chiesto quale fosse il dolore più grande che avessi mai sopportato.

“Quello dell’anima” ho risposto.

È il dolore che nessuno vede, che nessuno comprende, quello che spesso non ti credono. È il dolore che molti giudicano come esagerato, quello per cui non esiste una cura. Ti consuma dall’interno, ma ti lascia in vita, costringendoti a continuare a soffrire. Una volta che l’anima è ferita, il dolore non se ne va mai del tutto: rimane lì, latente, pronto a riaffiorare. E anche se il tempo passa e credi di essere guarito, basta un semplice ricordo per riaprire quella ferita e farla sanguinare di nuovo.

-Alda Merini-

venerdì 27 dicembre 2024

Un pensiero poetico di Enrico Avveduto


Abbiamo bisogno 

di voci impregnate di Silenzio, 

voci miti ma teneramente robuste, 

voci forti ma non violente, 

voci che non seducono 

la mente ma il cuore. 

Abbiamo bisogno di Vebo, 

appena nato, appena espirato,  

appena sussurato 

dalle labbra dell'eterno.

Una poesia di Borges: "Con cosa posso trattenerti?"

 


Con cosa posso trattenerti?

Ti offro strade difficili,

tramonti disperati

la luna di squallide periferie.

Ti offro le amarezze di un uomo

che ha guardato a lungo la triste luna.

Ti offro i miei antenati,

i miei morti,

i fantasmi a cui i viventi hanno reso onore col marmo:

il padre di mio padre ucciso sulla frontiera

di Buenos Aires

due pallottole attraverso i suoi polmoni,

barbuto e morto,

avvolto dai soldati nella pelle di una mucca

il nonno di mia madre - appena ventiquattrenne -

a capo di trecento uomini in Perù,

ora fantasmi su cavalli svaniti.

Ti offro qualsiasi intuizione sia nei miei libri,

qualsiasi virilità o vita umana.

Ti offro la lealtà di un uomo

che non è mai stato leale.

Ti offro quel nocciolo di me stesso

che ho conservato, in qualche

modo - il centro del cuore che

non tratta con le parole, nè coi

sogni e non è toccato dal tempo,

dalla gioia, dalle avversità.

Ti offro il ricordo di una

rosa gialla al tramonto,

anni prima che tu nascessi.

Ti offro spiegazioni di te stessa,

teorie su di te, autentiche e

sorprendenti notizie di te.

Ti posso dare la mia tristezza,

la mia oscurità, la fame del mio cuore

cerco di corromperti con l'incertezza,

il pericolo, la sconfitta.


JORGE LOUIS BORGES

Un pensiero sul Natale, di Epicoco


Tutta la speranza cristiana inizia da un bambino. Non è una scelta qualunque. Non ci si può accostare a un bambino se non assumendo una postura diversa da quella che normalmente usiamo nella giungla del mondo. E' la postura di chi si abbassa per poter prendere in braccio questo bambino. E' la postura di chi deve muoversi con cura senza violenza o superficialità. E' la postura di chi si lascia illuminare il volto da qualcosa di così tremendamente fragile e allo stesso tempo di così tremendamente bello. La speranza cristiana ti cambia la vita se tu decidi di farle spazio, così come si fa spazio a un bambino. E le condizioni non sono quelle dei meriti o delle capacità bensì del loro contrario. Gesù viene al mondo lì dove manca tutto per dirci che se ci manca qualcosa, qualunque cosa, allora noi siamo il posto giusto della Sua venuta.

Don Luigi Maria Epicoco

giovedì 26 dicembre 2024

Una poesia di Emily Brontē




Fall, leaves, fall; die, flowers, away;
Lengthen night and shorten day;
Every leaf speaks bliss to me,
Fluttering from the autumn tree.
I shall smile when wreaths of snow
Blossom where the rose should grow;
I shall sing when night’s decay
Ushers in a drearier day.

Emily Brontē




Cadano pure le foglie, cadano, muoiano i fiori;
siano lunghe le notti e brevi i giorni;
a me ogni foglia dona solo gioia
fluttuando dal suo albero in autunno.
Sorriderò quando serti di neve
fioriranno dov’erano le rose;
canterò quando sfumerà la notte
lasciando il posto a un giorno ancor più tetro.

(Traduzione di Silvio Raffo)

martedì 3 dicembre 2024

L'arte, secondo Ansel Adams


L'arte è insieme amore, amicizia e comprensione; desiderio di dare. 

Non è carità, che è dare delle cose. Non è bontà, che è dare se stessi. 

E' insieme un prendere e dare bellezza, rivoltare verso la luce 

le pieghe interiori dello spirito cosciente. 

E' ricreare su un altro piano le realtà del mondo.

Ansel Adams