Miriam Bruni, classe 1979, è nata e cresciuta a Bologna, ha due figli e ama raccogliersi frequentemente passeggiando e fotografando la Natura. Insegna Lingua e Cultura Spagnole in un istituto di scuola superiore.
La passione e la pratica poetica la caratterizzano da molti anni: scrivendo mette a fuoco le esperienze vissute, cercandone e restituendone l’essenza profonda e risonante. Sue poesie si possono trovare in numerose antologie, ma soprattutto in riviste e blog specializzati. Traduce testi dallo spagnolo all’italiano e organizza incontri artistico-culturali in Valsamoggia.
Con questo ha dato alle stampe cinque libri, i titoli degli altri quattro: “Cristalli”, “Coniugata con la vita. Al torchio e in visione”, “Credere nell’attesa”, “Falesìa”. Così dice del suo fare in scrittura: “Con la parola cerco di raccogliere, ordinare ed esprimere l’emozione, piacevole o spiacevole, che mi preme dentro, l’intuizione, l’immagine, lo slancio… componenti che vengono ad abitarmi o anche solo che mi attraversano, facendomi sentire me stessa, e viva".
Del suo essere voce così è stato detto: “Il fatto è che la poesia stessa di Bruni, nell’evocare una propria funzione di consonanza armonica col Tutto marcato dalla Fede, non può scendere a patti con l’edulcorazione o la contraffazione connotativa del gesto, prima che del testo, che la esprime. E tutto ciò che tocca l’umano, in Bruni, si riammanta di fatico candore, consola il cuore come un’urgenza non differibile di quiete senza orpelli o devianze formali, che inarchino altrove il soggetto; oppure, ancora peggio, seminino indizi nelle crune dei grafemi spesi come reti di una pesca miracolosa del Sé. Fino a sperimentare improvvise rarefazioni e allargamenti delle maglie, e dar vita a accensioni folgoranti”.
Dall’insieme, ecco una composizione di Miriam:
Un grande silenzio
li circonda.
Come parchi
delle ville nobiliari.
Non temete: è simile ai versi
il mistero di un figlio
che non può in alcun modo
esaurirsi. Interrogate
le poesie – chiedete loro
il dove, il perché siano nate.
Non tutte, ma alcune
risponderanno liete.
“Così” è innegabilmente una raccolta spiazzante, nella quale il simbolo avanza impetuoso, quindi si raggomitola in se stesso, come in certi passaggi della poesia del grande Zanzotto. Concordo con coloro che hanno indicato nella ricerca di un “senso del vivere” il punto focale dell’insieme. Quindi la fede, nell’Onnipotente, che dilaga avvolgendoci: “Io nacqui tua, Poesia. / Però giurami, Dio, che non è / – non sarà idolatria”.
Opera matura, “Così” rientra in un percorso che Miriam Bruni ha definito in questo modo: “I miei versi nascono dall’intensità dei momenti vissuti: intensità del dolore, della gioia, dello sconforto o, al contrario, del giubilo. Dalla contemplazione del creato e dall’esperienza della fede. Dal desiderio di intimità con il senso delle cose. Dal gusto per le sensazioni e per la vita spirituale”.
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