Giovanna Rosadini Salom, sulla poesia
Sono più che convinta che, in poesia, si possa dire di tutto. A patto di preservare la costitutiva differenza di linguaggio che la caratterizza, che è un linguaggio intensificato, condensato, ritmico, immaginifico.
Anche una poesia cosiddetta “riflessiva, meditativa, esistenziale” è in qualche modo una “poesia politica, o sociale”. Lo è in quanto, come nel mio caso credo e spero che sia, “poesia onesta”, per dirla alla maniera di Saba, poeta oggi non più di moda, nonostante la sua sia stata una grandissima lezione. Quando si scrive per una reale necessità, e coerentemente con il proprio modo di sentire e pensare il mondo, allora si fa politica, nel senso che si testimonia una propria attitudine e se ne rendono partecipi gli altri. Chi cerca seriamente la propria verità nella scrittura, mantenendo vivo e vitale il linguaggio, svolge un ruolo sociale, e fa politica attiva.
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