venerdì 10 gennaio 2020

Piero Bigongiari


Ho amato l'imperfezione come qualcosa
che proseguisse verso la sua forma;
rovescio la clessidra; scopro l'orma
per andare in un'altra direzione.
Vedo l'erba, come in un ralenti,
crescere, e penso senza raccapriccio
- in questi prati tosati per legge -
alle radici, forse che l'immenso
altro non sia che ciò che non misura
che se stesso, e di sé abbia paura;
apro l'ala se stringo un'altra mano,
vado lontano per restare qui,
ma resto dove non sono per andare
dove sono, lontano. Sono come
il suono, sono come l'altra mano.
Stringo un suono lontano, lo costringo
da sciamano, al più piccolo quesito.

Piero Bigongiari

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