L’aulica aurea di cui si cosparge
la lirica - quella che riempie aule
- curie - corti dorate - antiche
memorie - stanze di palazzi lontani
nel ricordo - non racconta poi
il patire - quel lacerare - lo sguardo
di ogni Saffo sul mare - nel solo
guardare il suo allontanare - lo strazio
di chi logoro resta ad aspettare senza
possibilità - alcuna - di liberarsi - librare libera volteggiando a picco -
senza più sentire quel cigolio del corpo
che nell’abbandono - nella scossa -
scompare in abissi di nero silenzio.
La parola - preziosa - resta a forgiare
ogni forma indicibile di solo male.
Luisa Trimarchi
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