Torno torno alla cisterna
i rumori della piazza sono ramarri
che si rincorrono al sole. I passi
uno spiover di ghiaie dalle dita del giorno.
Io sono l'acqua, cielo disteso per le grondaie
in un buco di terra, acqua ridotta ad un vitreo
cerchio di buio, a immota pupilla fra nere
ciglia di capelvenere, io contemplo
lo spazio che mi separa dall'azzurro del giorno,
il giorno in transito sul ferro del mio coperchio.
Talvolta lo sollevano fanciulli
in cerca dell'eco di parole e allora i passanti,
teste mozze di passanti talvolta si sporgono
a contemplare quaggiù, giù in fondo
alla gola di capelvenere il liscio mio volto
ove posa l'azzurro, rovesciato.
i rumori della piazza sono ramarri
che si rincorrono al sole. I passi
uno spiover di ghiaie dalle dita del giorno.
Io sono l'acqua, cielo disteso per le grondaie
in un buco di terra, acqua ridotta ad un vitreo
cerchio di buio, a immota pupilla fra nere
ciglia di capelvenere, io contemplo
lo spazio che mi separa dall'azzurro del giorno,
il giorno in transito sul ferro del mio coperchio.
Talvolta lo sollevano fanciulli
in cerca dell'eco di parole e allora i passanti,
teste mozze di passanti talvolta si sporgono
a contemplare quaggiù, giù in fondo
alla gola di capelvenere il liscio mio volto
ove posa l'azzurro, rovesciato.
Livia de Stefani
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