Talmente dura fu la salita
che dimenticai la rosa.
Cosi abbracciata alla roccia
come edera tra le mura
di una vecchia casa
ero dell'Infinito Oltre
la solitaria sposa.
Mi chiesi ove scorreva il sangue
se tra le crepe del dolore
o la fatica della neve
che si scioglie
al Sole.
Decisi di non tornare indietro.
In basso era l'abisso,
ormai un abito smesso.
Mentre la cima
era il mio chiodo fisso.
Lassù avrei rivisto
chi mi attendeva al varco.
Come fune
mi fu lanciata la rosa
dalla celata Luna
che fu tra i fiumi in piena.
Non la vidi...
dipinta sulla cieca pietra
e continuai a cercarla
nella lunga attesa
di un cuore senza resa.
La notte si avvicina
ogni mattina
ma io non scendo
dall'amar l'Amore...
Per quel Tempo eterno
tra Primavera e Inverno
che va oltre l'affanno.
Ida Palombo, poetessa di fiabe nuove e antiche
Versi poetici liberamente ispirati al racconto
"L' usignolo è la rosa" di Oscar Wilde
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