venerdì 25 febbraio 2022

Armando Saveriano, inedito 2018

 Armando Saveriano, inedito, 2018

Nessuno cercherà la tomba
del poeta
quand’egli avrà detto
E’ il momento dell’orchidea nera
Né scuoteranno dalla polvere
i suoi fogli
S’illuse in vita d’esser fiaccola
adesso non è più che ventilata
fuliggine e non c’è catalogo
che all’asta metta le sue ossa
Amò l’ombra gentile
e il gentile rovescio del fragore
in terre accessibili e fatue
Lesse Bataille e potente la voce
di Joyce Mansour
Sprezzò l’oro sull’orlo del pozzo
e gli sbuffi della cortigianeria
nutrito come un pesce nella boccia triste
tenuta in un favo di silenzio e buio
Nessuno troverà quel che fu suo
ed egli resterà nel grembo scontroso
dell’ulivo senza temere i colpi
della vanga o compiacersi della chiarità
di una preghiera nella ciotola dell’acqua
Fuori continuerà il mercato dei primati
con pavoni inabissati nell’evanescenza
del rivoltante sgomitare e bisognerà
dissimulare il dolore prima che sporchi le ciglia
Non si spezza mai la vanità
ingorda di uova di civetta
di sfavillanti nastri su palchi tintinnanti
di glorie su barca che àncora affida
all’indifferenza peggiore della morte
Ma non importa
resta il privilegio d’aver offerto appoggio
all’allodola che si compiacque di planare
e aver armato piccolo carro di battaglia
contro le cattedrali della boria
il dispotismo che preferisce anime inani
e ricchi epuloni col vizio dell’applauso
Sono brulle stagioni
in punta di catena
e aver parlato al mondo
non più è stato
che un frugare
nella sabbia serica
vacua

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