ESTATE
Ricordo i giorni della nostra prima felicità,
quant’eravamo forti, storditi di passione,
sdraiati tutto il giorno, poi tutta notte sul letto stretto,
a dormire, mangiare anche: era estate,
sembrava che tutto fosse maturato
d’un tratto. E così caldo che giacevamo completamente [scoperti.
A volte si alzava il vento; un salice sfiorava la finestra.
Ma, in certo qual modo, eravamo persi, non lo sentivi?
Il letto era una zattera; sentivo che andavamo alla deriva
distanti dalle nostre nature, verso un luogo dove non [avremmo scoperto nulla.
Prima il sole, poi la luna, a frammenti,
rifulgevano nel salice.
Cose che chiunque avrebbe potuto vedere.
Poi i cerchi si chiusero. Piano le notti si fecero fredde;
le foglie pendule del salice
ingiallirono, caddero. E in ciascuno di noi iniziò
un profondo isolamento, anche se non ne parlavamo,
di questa assenza di rimpianto.
Eravamo di nuovo artisti, marito mio.
Potevamo riprendere il cammino.
Louise Gluck
Nessun commento:
Posta un commento