PAROLE PREZIOSE


marzo 24

Massimiliano Bardotti

Etty, la gatta più grande, oggi ha dormito sul divano con Zelda, la piccolina. Le ha dormito vicino e con la zampa anteriore destra teneva le zampe posteriori di Zelda. Sembrava quasi le volesse far sentire che c’era, era lì, la teneva ma non troppo. “Sono qui ma sei libera”.
Poi Zelda si è messa a tremare, si è agitata, come se stesse facendo un incubo. Il respiro si è fatto improvvisamente veloce, scattoso. Allora Etty si è svegliata. Ha guardato Zelda. Si è alzata, si è stirata, e ha cominciato a leccarla, lentamente, con una delicatezza commovente. Zelda si è subito calmata e si è rimessa a dormire. Etty no, invece. Si è fermata a guardare Zelda finché non è stata sicura che stesse dormendo, che stesse bene; poi è salita sul bracciolo del divano, proprio sopra rispetto a dove Zelda stava dormendo. Proprio a dire: “Ora veglio io su di te, non temere”.
Io ringrazio il Cielo di poter vivere con accanto queste creature. Saprei molto meno della tenerezza, del prendersi cura, e anche della gioia, senza di loro. Saprei meno anche della sofferenza, perché quando loro stanno male è difficile, per me, stare bene. E quando Dee Dee è morta ha lasciato una ferita nel mio cuore, e va bene così perché nella terra è necessario fare un varco, per poterci piantare un seme. Sono così grato per ogni ora trascorsa con lei, che non maledirò mai la sua morte, anch’essa foriera di promesse.
Qualche notte fa ho avuto dei disturbi intestinali. Ho passato quasi l’intera notte senza dormire. Etty e Zelda sono state con me. La più piccola voleva giocare, Etty strusciava la sua testa sulle mie braccia e faceva le fusa.
Io non penso, come a volte sento dire, che sono meglio di noi o cose del genere. Credo sia stata una grande intuizione del Creatore quella di darci la possibilità di condividere la vita con loro, con gli animali tutti, con le piante, gli alberi, i fiori, con le stelle, con i giardini e i boschi, con le foreste. Con i fiumi, con il mare, con l’oceano. Con i campi di girasole, con gli uccelli del cielo. 
La nostra vita è costellata di doni preziosissimi. Alcuni restano con noi per molto tempo, altri svaniscono velocemente. Altri ancora sono qui da sempre e ci saranno quando non ci saremo più. Questi doni sono stati pensati per noi, affinché potessimo averne cura. Questo sarebbe potuto bastare alla nostra educazione, perché nell’aver cura è nascosto ogni segreto.
La bellezza, col suo linguaggio mistico, ogni giorno ancora vorrebbe piantare nei nostri cuori il suo seme. Mi sembra sia il dono più grande di tutti che ancora non si sia arresa, malgrado le nostre assurde e violente resistenze.





Gennaio 24


Louise Gluck

L'occhio si abitua alle sparizioni. Non sarai risparmiata, né ciò che ami sarà risparmiato. 
Un vento è venuto e passato, smontando la mente; 
ha lasciato nella sua scia una strana lucidità. 
Quanto sei privilegiata, ad aggrapparti ancora con passione 
a ciò che ami; 
la rinuncia alla speranza non ti ha distrutto. 
Maestoso, doloroso: 
Questa è la luce dell’autunno; si è volta su di noi. 
Di certo è un privilegio avvicinarsi alla fine  credendo ancora in qualcosa.


Cristina Campo

Il mondo, blocco ottuso e cieco, racchiude in ogni tempo una filigrana di esseri che vivono secondo regole che non sono di questo mondo. E sono gli esseri che mutano il cuore del mondo.
Liturgia – come poesia – è splendore gratuito, spreco delicato, più necessario dell’utile. Essa è regolata da armoniose forme e ritmi che, ispirati alla creazione, la superano nell’estasi. In realtà la poesia si è sempre posta come segno ideale la liturgia ed appare inevitabile che, declinando la poesia da visione a cronaca anche la liturgia abbia a soffrirne offesa. Sempre il sacro sofferse della degradazione del profano.



Andrej Tarkowsky - da “Nosthalgia”

La strada del nostro cuore è coperta d'ombra.
Bisogna ascoltare le voci che sembrano inutili, bisogna che dai cervelli occupati dalle lunghe tubature delle fogne e dai muri delle scuole, dagli asfalti e dalle pratiche assistenziali, entri il ronzio degli insetti.
Bisogna riempire gli orecchi e gli occhi di tutti noi, di cose che siano all'inizio di un grande Sogno.
Qualcuno deve gridare che costruiremo le piramidi, non importa se poi non le costruiremo.
Bisogna alimentare il Desiderio.
Dobbiamo tirare l'Anima da tutte le parti come se fosse un lenzuolo dilatabile all'infinito.
Se vogliamo che il mondo vada avanti dobbiamo tenerci per mano.
Tutti gli occhi dell'umanità stanno guardando il burrone dove stiamo tutti precipitando.
La libertà non ci serve se noi non abbiamo il coraggio di guardarci in faccia, di mangiare con noi, di bere con noi, di dormire con noi.
La società deve tornare unita e non così frammentata.
Basterebbe osservare la Natura per capire che la Vita è semplice e che bisogna tornare al punto di prima, in quel punto dove noi abbiamo imboccato la strada sbagliata.


Paul Klee

Dalle radici la linfa risale fino all'artista, lo invade e gli inonda gli occhi.
Così l'artista diventa come il tronco dell'albero.
Investito e mosso dal potere di questo flusso di linfa, l'artista guarda in avanti e lascia correre la propria immaginazione.
Come vediamo i rami dell'albero protendersi in ogni direzione sia nel tempo che nello spazio, così succede nel processo creativo.
Nessuno chiederebbe mai a un albero di forgiare e di modellare i rami lungo le linee delle radici. Così come fa il tronco, l'artista deve solo tenere insieme tutto ciò che viene dalle parti più basse, che proviene dalle radici per poi veicolarlo in alto, portarlo più in su.
Non deve né essere utile, né dettare delle regole: deve solo trasmettere.



Albert Camus

Mia cara, nel bel mezzo dell’odio ho scoperto che vi era in me un invincibile amore. Nel bel mezzo delle lacrime ho scoperto che vi era in me un invincibile sorriso. Nel bel mezzo del caos ho scoperto che vi era in me un’invincibile tranquillità. Ho compreso, infine, che nel bel mezzo dell’inverno vi era in me un’invincibile estate. E che ciò mi rende felice. Perché afferma che non importa quanto duramente il mondo vada contro di me, in me c’è qualcosa di più forte, qualcosa di migliore che mi spinge subito indietro.


La pace...secondo José Tolentino Mendonca

È dentro di noi che la pace comincia. Questa pace che nasce dalla riconciliazione con le nostre ferite interiori, ascoltando la nostra vita interiore invece di ignorarla, dando spazio e dignità alle dimensioni più vulnerabili del nostro essere, riconoscendo con umiltà la frustrazione, la violenza e l’aggressività che risiedono anche in noi. Questa pace che nasce dalla capacità di trasformare le nostre quotidiane armi di guerra in vomeri, come ci insegna il profeta. Questa pace che fa vivere fianco a fianco il lupo e l’agnello, e fa pascolare nello stesso campo il leoncello e il vitellino. Questa pace che non troviamo prefabbricata in nessun luogo, ma che s’intesse come un lento lavoro d’artigiano, intrecciando con sapienza fili diversissimi, rispettando l’unicità di ciascuno e, allo stesso tempo, scoprendo il significato profondo della convivialità.


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